Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

sabato 30 maggio 2009

Smettere di allattare

E i vostri nati torcano il viso da voi
Di recente su questo blog ho avuto un proficuo scambio con altre mamme a proposito dell'allattamento al seno, con cui ho sempre avuto un rapporto conflittuale. E' vero che il latte materno è l'alimento ideale per il bambino perché fornisce tutti i nutrimenti di cui ha bisogno nella prima fase della vita, ed è vero che fa bene anche alle donne: tutto spiegato con grande chiarezza qui. Sull'argomento sono stati scritti interi libri, e noi mamme del terzo millennio non osiamo nemmeno pensare che allattare non sia sacrosanto. Però, soprattutto con il Pupo, ho fatto una grande fatica. Fisica, prima di tutto. Essendo il delizioso infante assai vorace, a ogni poppata restavo spremuta come un tubetto di dentifricio usato da un'intera caserma, e per reintegrare le energie (e il latte) sono arrivata a bere sei litri di liquidi (tra cui circa sei centilitri di alcolici) al giorno, senza contare gli integratori vitaminici e i magnesi e i potassi che neanche uno scalatore del Nanga Parbat. E così ho salutato con giubilo l'ora delle pappe, e della mia ritrovata - ancorché estremamente parziale - indipendenza. Ora, dovete sapere che il Pupo mangerebbe anche l'asfalto. Gli piace tutto. Potrei scommettere che da adulto farà parte del 3 percento della popolazione che ama alla follia persino rognone, trippa e cervella.
Voi, amiche del gruppo di Feisbuk "Baciarsi i gomiti", ora mi direte: devi baciarti i gomiti, per una volta, un Pupo che mangia senza fare storie. E avete ragione: il problema è che negli ultimi giorni, arrivato a regime - due pappe quotidiane, frutta, yogurt - il Pupo non vuole più il seno. Volta la testa dall'altra parte quand'è il momento della poppata di colazione. Volta la testa pure a merenda. Se voglio allattarlo devo coglierlo di sorpresa, durante la notte. Il mio latte, come è naturale che sia, è in costante diminuzione. Ieri sera gli abbiamo dato un biberon di latte artificiale. Ha ciucciato 210 ml in 4 minuti, felice e soddisfatto. "Si sta svezzando da solo", mi ha scritto saggiamente la mia amica Luisa. Già.
Dovrei essere contenta.
Già.
Eppure.
(La verità è che sono vagamente depressa e lo scrivo in piccolo perché questo è un blog dai contenuti lievi, il cui primo obiettivo è quello di sdrammatizzare situazioni drammatiche e non viceversa. Sto anche pensando di farmi una grappa, per consolarmi. In fondo sono, dunque, 9 mesi + quasi 7 = 16 mesi che non ne tocco una)

giovedì 28 maggio 2009

Auguri alla mia bambina

Auguri, Pupa che oggi compi quattro anni
e che della vita sai già un sacco di cose, per fortuna quasi tutte belle.
Auguri perché il tuo passo sia il più possibile lieve, perché tu non abbia mai paura, perché tu non senta mai troppo freddo o troppa fame. Auguri a te che spesso, dopo aver combinato un pasticcio, mi guardi con la testa inclinata di lato e mi chiedi sorridendo: "Sono stata brava?". A te che da quando sei piccolissima vuoi bere l'acqua con le bolle (fino all'altroieri la chiamavi "acquagàs"). A te che dicevi "ùmpio" al posto di ultimo, "sollècoto" al posto di solletico, "elàscoto" al posto di elastico. A te che l'altra mattina mi hai portato a letto un groviglio di personaggetti e mi hai detto, "Mamma, guarda questo meraviglioso ambarabàm di amici". Per te in effetti sono tutti amici, da sempre: amiche le piante, amici gli insetti, amici persino i topini che minacciano i tuoi denti se non te li lavi, amica la Talpa Zaboski (che poi è Grabowski, ma non te lo svelerò mai, e spero che tu non lo scopra), amico anche il Sindaco che tu t'immagini come uno sceriffo buono intento a vegliare sui nostri sonni (la realtà è un po' diversa).
Auguri per quando vorrai imparare ad andare in bicicletta senza rotelle, a spingerti da sola in altalena, a bere dalla tazza anziché dal biberon, auguri per quando deciderai di abbandonare per sempre il ciuccio cui già ora ti affidi solo pochi minuti al giorno. Auguri perché queste cose succedano presto ma non troppo, e perché tu possa tenerti addosso gli ultimi scampoli della tua primissima infanzia ancora per un po'.
Auguri perché tu continui a disegnare quei bei soli caldi, pieni di raggi, e perché tu vada avanti ad amare la vita in modo selvaggio, proprio come fai ora. Auguri perché ti restino sempre le stelle negli occhi, auguri ai riccetti chiari e scomposti che hai in testa; auguri alla mia bambina, alla mia prima grande gioia, al mio cielo senza nuvole.

lunedì 25 maggio 2009

Che afa fa

Oggi faceva così caldo, che
Oggi faceva così caldo che il Pupo, anche se girava per casa nudo (nudo per quanto è possibile esserlo alla sua età - cioè col pannolino), ha sudato come un pazzo. A un certo punto mi sono accorta che per il sudore gli si era appiccicata sulla schiena una figurina di Hello Kitty della Pupa, su cui si era incidentalmente appoggiato. L'effetto complessivo era divertente: una grondante banana alla Elvis in testa e un gattino sorridente proprio sotto le spalle.
Oggi faceva così caldo che la Pupa si è messa a riempire un foglio di soli. Colorati, variopinti, pieni di raggi, e poi ha detto: "Li ho messi tutti sulla carta, così quello che c'è in cielo la smette di scottare, e amel". (Sarebbe "Amen", ma non la correggiamo).
Di solito, prima di addormentarsi, dice: "Mamma, stanotte voglio sognare te". Stasera ha detto: "Mamma, stanotte mi sogno una nuvola bella fresca di pioggia", e come darle torto, e poi ha aggiunto: "Mamma, è probabile che per il mio compleanno" (tra tre giorni) "questo caldaccio cattivo se ne vada?". A parte che non so come abbia fatto a imparare la parola "probabile", non sapevo cosa risponderle. Però mi è spiaciuto per i Pupi, a cui evidentemente l'afa dà fastidio quanto a noi.
Oggi faceva così caldo che ho girato per blog ammirando chi è riuscito a inserire post pieni di significato e di spessore. A me viene in mente solo che scotta pure la tastiera. Così me ne vado anch'io a letto a sognare una nuvola bella fresca di pioggia, e mi chiedo e vi chiedo come stanno i vostri pupi, se moltiplicano i risvegli notturni come fanno i miei, e soprattutto come state voi. E se avete l'ardire di abitare sopra i 1000 metri d'altezza, dedicate un breve pensiero a noi, orrendamente infossati nella nostra giungla rovente. Vi prego: per oggi almeno, cessate di invidiare le mostre cittadine e tutte le meravigliose opportunità che una metropoli offre (di cui comunque la neomamma media non può approfittare), e godetevi la brezza.

venerdì 22 maggio 2009

Bambini & tuffi dal passeggino

Ne han salvati più i pisellini Findus che la vaccinazione antipolio
Credevo di essere diventata brava. Dopo che la Pupa, a cinque mesi di vita, mi ha fatto venire un infarto girandosi all'improvviso e cadendo da un fasciatoio posto a quaranta centimetri da terra, pensavo che il Pupo non mi avrebbe fregato. E invece. Quando sei troppo sicura di te commetti gli errori più gravi.
Vi scrivo solo ora perché il Pupo, passate le 24 ore di osservazione che si accordano per protocollo ai lattanti infortunati, è finalmente stato dichiarato fuori pericolo.
Ieri eravamo all'Esselunga a fare la spesa. Io e il Pupo. Nella sporta attaccata al passeggino avevo infilato pastina biologica, frutta biologica, liofilizzato di agnello, una classica crema mais e tapioca, una bottiglia di prosecco in offerta con cui speravo di ubriacarmi assieme a Mike Delfino. In testa, come le donne africane, recavo tenendolo fermo con la mano libera un quadripack di pannolini in offerta (cercate di immaginare la scena).
Quel porco del Pupo, scusate ma è il caso di definirlo così, s'intratteneva facendo il giullare all'indirizzo degli altri avventori Esselunga, regalando a caso sorrisi e pernacchie a chiunque incontrasse. Alla cassa, arrivato il mio turno, ho cominciato a disporre i prodotti che intendevo acquistare sul nastro scorrevole.
E' stato un attimo. E poi, tunc!
(pausa)
"UEEEEEEEEAAAAAAAAAAIIIIIUUUUUUUH!"
Mi sono girata. Il Pupo era riuscito, piegandosi a panino come un notebook che viene chiuso, a sfilarsi in un istante dalle cinghie del passeggino (di vecchia concezione. Di quelli che cingono il bambino solo in vita, e non lo imbragano tutto comprese le spalle, come fanno invece i più moderni) e a tuffarsi di testa sul pavimento del supermercato.
(Io, al cassiere): "Mio dio, mi è caduto il bambino. Mi tiene da parte la roba?"
(Cassiere): "Sì, ma ce l'ha la Fidaty card?"
La domanda mi è sembrata surreale. Ho raccolto al volo il Pupo cominciando a baciarlo e a parlargli dolcemente mentre gli esaminavo la fronte. Gli è subito uscito un bel bozzetto. Dopo un minuto ha smesso di piangere e ha ricominciato a fare il giullare. Mi ha fatto tenerezza: era tutto rosso, con le guance rigate di lacrime, che sorrideva e spernacchiava come per dirmi, "Mamma, non ti preoccupare, non è successo niente". A vederlo così pagliaccio gli astanti accorsi ad aiutarmi mi chiedevano cose come: "Signora, è normale che si muova così?" "Vuole che chiamiamo un'ambulanza?". Poi è cominciata la ridda di consigli:
- (Signorina del Punto Fidaty): "Mettiamogli del ghiaccio secco" (!),
- (Signore in età, in giacca e cravatta): "Spalmiamo un po' di burro, questo è un supermercato, ce l'avranno il burro, no?".
- (Guardia giurata, insistendo): "Chiamiamo un'ambulanza. Qui vicino c'è la San Giuseppe, lo portano alla San Giuseppe, lei paga la spesa e in cinque minuti lo raggiunge lì".
- (Cassiere): "Ha la Fidaty? Ha la macchina nel parcheggio? Non si preoccupi, lei citofona e anche se va fuori orario dice che è quella del bambino e la fanno uscire senza pagare il dipiù".
- (Signora immigrata, probabilmente indiana): "Non ti preoccupi. Fuoco e vetri rotti, male e pericolo. Bambino caduto? Pianto, ma niente problema".
- (Signora sensata): "Andiamo nel reparto surgelati, raccattiamo una roba qualsiasi, l'avvolgiamo in un pannetto Vileda e gliela mettiamo in fronte. Così non esce il bugnone".
A quel punto è arrivata una commessa con un pacchetto di Pisellini Findus. Il Pupo se li è beccati sulla fronte per cinque minuti buoni e non ha nemmeno protestato.
A me per lo spavento un po' tremavano le gambe. Poi mi sono calmata, ho pagato la spesa e aiutata dalla signora sensata ho portato il Pupo giullare fino alla macchina. Arrivate lì ci siamo accorte di non aver pagato i Pisellini, ma la signora sensata mi ha detto: "Non si preoccupi, ormai si sono scaldati, tanto non li avrebbero venduti comunque".
Tirando le somme, al Pupo il livido è venuto un pochino lo stesso ma comunque sta bene. La dottoressa ziaBubu, la sua pediatra, mi ha rassicurato al telefono dandomi le indicazioni di rito ("Dovresti andare in pronto soccorso perché il Pupo ha meno di un anno, ma se il livido è piccolo piccolo, meno di una moneta da un euro, puoi seguire anche tu il decorso da casa; controlla che non vomiti - dagli un occhio mentre dorme - osserva il suo comportamento per 24 ore"). La notte scorsa sono rimasta praticamente sempre sveglia a guardarlo. Adesso però vado a letto e domani se riesco compro un passeggino nuovo. Ah, e i piselli li ho messi in frigorifero, ho ancora un giorno o due per cucinarli, prima che vadano a male.

giovedì 21 maggio 2009

"Allatti ancora?" "Eh, sì. E' un bambino così in gamba, merita il meglio"

Ha da passa' 'a nuttata
A volte penso che il Pupo voglia prendermi in giro. Una notte dorme ininterrottamente fino alle sei del mattino e m'illude, quella successiva si sveglia tre volte urlando. Riaddormentarlo col ciuccio è un'impresa titanica. Finisce che si innervosisce e comincia a sbattere le gambe sul materasso, come se stesse subendo un elettrochoc, poi inarca la schiena a mo' di saltatore di Fosbury (a proposito, quanto saltavate a Fosbury alle scuole medie? Io pochissimo, credo 60 o 70 centimetri. Però mi divertivo molto).
Tornando al Pupo, come ho già scritto in qualche post precedente, quasi sempre l'unica soluzione è allattarlo. Sì, sì, so cosa state per dire. La maestra di aqua-baby, che è anche una maestra di vita, mi rassicura sempre: è normale, il Pupo è ancora molto piccolo, non te la prendere, prima o poi passa.
Il problema vero è che adesso il Pupo morde. Lo fa senza preavviso. Gnam! E i suoi non sono i dolci morsicini di un amante appassionato, ma una micidiale, infallibile tenaglia che pinza il capezzolo senza lasciare scampo.
Il Pupo a quanto pare è in ottima compagnia. Un sacco di neonati combinano lo stesso scherzo alla loro mamma. Lo fanno per vedere l'effetto che fa, perché i denti sono una novità, perché attraverso la bocca imparano a conoscere il mondo. Quelli della Lega del Latte, organizzazione che promuove l'allattamento al seno, danno una serie di consigli utili per convincere il bambino "dispettoso" ad abbandonare la sua pessima abitudine. Sono consigli efficaci e ve li giro (li trovate qui). A uno a uno li sto mettendo in pratica tutti, anche se considerata la testardaggine media dei componenti della mia famiglia il Pupo potrebbe necessitare di alcune ere geologiche per smettere. Di solito la scena si svolge così:

(Nella notte)
(Pupo): "Ciuc, ciuc, ciuc. Munch!"
(Io): "Aaah! Pupo, ti sei rimbambito? All'improvviso hai il Q.I. di una crema solare? Non si morde la mamma!"
(Pupo, trovando il gioco molto interessante): "Ah ah ah".
E si ricomincia.

Ora. Il titolo di questo post è lo slogan della Lega del Latte. Io rispetto, stimo e ammiro la Lega del Latte tutta. Ma sto seriamente pensando di smettere. Mi viene in mente Aldo Fabrizi che in Lulù (1971) cantava: "I baci mordaci tuoi... i baci mordaaaci tuoi... Mortacci tuoi!". E sto per lanciare un ultimatum al Pupo - se vi va, provate a dissuadermi.

lunedì 18 maggio 2009

Segnalaziò, segnalaziò...

Mamme on the road
Quasi con il dono dell'ubiquità... il 23 maggio a Milano partecipo a Un Sacco Bello (alle 14.30), open-day dell'Ospedale Sacco per parlare di benessere in gravidanza e dopo, e anche a MamCamp (nella seconda parte del pomeriggio), un momento di incontro in cui le mamme si raccontano alle mamme sul tema "donne, lavoro e rete". Spero di incontrarvi di persona, finalmente!

sabato 16 maggio 2009

Le gioie della maternità


Se me l'avessero detto che finivo proprio in tivù
L'altro giorno mi hanno invitato a Deejay chiama Italia a parlare del mio libro. La trasmissione, per tutta la scorsa settimana, ha dedicato (davvero encomiabile) spazio, tempo e attenzione a Dynamo Camp, una onlus che organizza campi estivi per bambini affetti da patologie gravi, e quindi cercava ospiti "in tema".
(Il mio ufficio stampa): "Paola, vuoi andare a Radio Diggei?"
(Io): "Certo. Bengentili a invitarmi. Grazie mille".
(Ufficio stampa): "Bene. Ha detto R. che poi ti guarda in replica, la sera, su Rete A."
(Io, pensando a una battuta - La radio non si guarda, si ascolta!): "Ah, ahah!".

Due premesse sono necessarie. La prima: dopo anni trascorsi a fare la giornalista, alla radio più o meno mi sono abituata. La seconda: la tivù mi mette un'ansia tale che in casa non ce l'ho nemmeno. Cioè, ce l'ho ma l'antenna non è collegata, la usiamo solo per guardare i dvd. Perciò non avevo capito - okay, non avevo voluto capire - che Deejay chiama Italia viene trasmessa anche in video, sia in diretta che in replica (la sera, appunto).
Visto che ormai la figuraccia l'ho fatta se vi va potete anche andare a vedermi qui così vi rendete conto meglio di com'ero conciata.
Mi sono presentata in radio subito dopo essere uscita dalla piscina, dove il Pupo aveva appena affrontato una delle sue fantomatiche lezioni di acquaticità. Avevo le gambe molli, i capelli da deficiente (lavati con il bagnetto Primi mesi della Fissan mentre tenevo in braccio il Pupo. Sciacquati anche malissimo), non un filo di trucco. Al posto della crema idratante mi ero passata un filo di Penaten, nota crema tedesca per il cambio del pannolino (ricordate che siamo appena stati a Berlino).
Sono arrivata in radio trafelata. Mike Delfino mi aspettava sotto gli studi di Diggei, gli ho lasciato il Pupo in passeggino e l'ho pregato di passeggiare (appunto) per quarantacinque minuti nei dintorni: il tempo della diretta. Il buon vecchio Mike aveva dimenticato il lucchetto della bici così è stato costretto a fare su e giù per venti metri avanti e indietro, avanti e indietro, come un cane col guinzaglio troppo corto, per evitare che gli zanzassero il velocipede. Con questo pensiero (povero Mike, povero Mike) sono salita in studio.

(Accoglitrice di ospiti di Diggei): "Ciao cara Paola M., benvenuta. Allora guarda quelle sono le telecamere, vedi, questo è ciò che sta andando in onda ora, tra poco tocca a te, preparati cara che ti chiamiamo. Ah! Linus, che negli ultimi trentacinque anni è mancato dalla radio solo quando sono nati i suoi figli, oggi non può esserci. Fa niente vero?"
(Io): "Ah sì certo. Benissimo. Certo certo perfetto grazie mille okay" (in realtà, quando l'accoglitrice di ospiti ha pronunciato la parola "telecamere", non ho più capito nulla).
(Accoglitrice di ospiti): "Allora vai in onda con Nicola Savino e con Vic, che sostituisce Linus".
(Io): "Blurp".

Sono corsa in bagno e ho frugato nella borsetta alla ricerca disperata di un campione gratuito di mascara, di un lipstick giocattolo, di una pinzillacchera qualunque per rimettermi un po' in sesto. In borsa ho trovato: tre Hello Kitty piccoline, una molletta di Hello Kitty, un pannolino del Pupo (pulito), un dischetto di cotone per struccarsi con sopra un disegno della Pupa, un giochino in legno del Pupo, due ciucci, tre/quattro Saila Menta fuori dalla scatola (inghiottite subito), e tutta una serie di altri oggetti che non possono mai mancare nella borsa di una mamma tipo la soluzione fisiologica per il naso del bambino ma santiddio, nessun trucco, né tantomeno parrucco, e io stavo per andare in tivvù!

Allora ho ripensato agli esercizi di respirazione per il travaglio. E poi mi son detta: che diamine, ho partorito due volte senza epidurale. A me la tivù mi fa un baffo! E così sono entrata, e loro sono stati molto gentili, e all'inizio mi tremava la voce ma per fortuna l'esordio dell'intervista è stato più o meno questo (non uso le parole esatte ma è lo stesso):
(Io): "Allora, la mia primogenita, la Pupa, ha quasi quattro anni; il secondogenito, il Pupo, invece ha sei mesi".
(Vic): "Bene, benissimo. E quanti anni hanno i tuoi figli?"
(...)
Poi lui si è giustificato dicendo che stava pensando già a un'altra domanda, ma a quel punto a me e Nicola è venuta la ridarola, e anche a Vic, un po' come quando a scuola o a messa sai che non puoi, che non devi assolutamente ridere ma non riesci a farne a meno, e così ci siamo sciolti e insomma tutto sommato ce l'ho fatta senza nemmeno impappinarmi troppo. Le telecamere non le abbiamo guardate mai, ma il regista alla fine ci ha detto che andava bene così, e sono stata contenta per me, per il libro e anche per Dynamo Camp.
Nel pomeriggio per non farmi mancare nulla sono andata con il Pupo a una mostra sofisticatissima di oggetti di design, in un negozio posh di Milano. Su uno scaffale esponevano anche dei vibratori (proprio così), sempre di design s'intende, e il Pupo che a sei mesi sta mettendo a punto la coordinazione e la prensione fine ne ha afferrato uno rosa al volo, e se l'è messo in bocca in un istante, e ha cominciato a ciucciarlo.
Io sono rimasta senza parole e con me gli astanti - l'effetto complessivo era grottesco ed esilarante; comunque dopo un paio di secondi, il tempo di riprendermi dallo choc, gliel'ho sottratto restituendolo alla curatrice della mostra. Lei, tra l'inorridito e l'attonito, mi ha detto d'un fiato: "Signora non si preoccupi, è in silicone medicale sterilizzatissimo", e io le ho risposto: "Non è certo questa la mia preoccupazione, sa?" e ho portato via il Pupo guardandolo un po' male e pensando a quanto mi farà dannare quando sarà grande.
Tornando a casa sempre con i capelli da pazza ho pensato a quelle mamme, e ce ne sono, che hanno tempo e modo di truccarsi gli occhi con cura e che in tivù farebbero un figurone. Poi ho pensato che io non sarò mai così ma che in fondo mi diverto un sacco.

mercoledì 13 maggio 2009

E se fossero i maschietti a fare i bambini?

Chiacchiere da spogliatoio tra neomamme
Stamattina, dopo la lezione di nuoto del Pupo, mi sono ritrovata nello spogliatoio assieme a una ghenga di neomamme al primo pargolo. Le ho ascoltate parlare e mi sono tornate in mente un sacco di cose.
Per esempio che della Pupa controllavo spessissimo il respiro nel sonno. Mentre ora che ho anche il Pupo mi metto i tappi nelle orecchie nella speranza che, quando si sveglia,
Mike Delfino lo senta prima di me. E poi che su molte cose, quando si ha più di un figlio, ci si rilassa. Per fortuna, altrimenti non si vivrebbe - come dimostrano gli stralci di conversazione da spogliatoio sotto riportati.

(Neomamma apprensivissima): "Mi è appena arrivato dall'Inghilterra l'equivalente dell'Angelcare, quello per monitorare il respiro del bambino. Se il bambino smette di respirare, suona l'allarme, ma questo è ancora più sicuro perché anziché sotto il materassino si mette direttamente nel pannolino" (dev'essere gran comodo, ho pensato).
(Neomamma espatriata): "Noi ci siamo appena trasferiti qui dall'Olanda. L'Olanda è il paese dei sacchi nanna".
(Io): "Ma non era il paese dei mulini a vento, degli zoccoli e dei tulipani?"
(Espatriata, fingendo di non avermi sentito): "In Olanda lenzuola e coperte sono bandite. Noti i casi di soffocamento dei neonati per via di un lenzuolino, tutti usano i sacchi nanna".
(Io): "Ho provato a mettere il Pupo in un sacco nanna, ma si sente soffocare e gli viene una crisi di panico. E a proposito di lenzuolini, lui se non ne ha uno in faccia non dorme".
(Apprensivissima): "E se soffoca? Ce l'ha l'Angelcare?"
(Io): "Ma come fa a soffocare con un lenzuolino di cotone? E poi scusa, l'Angelcare non ti sembra eccessivo?"
(Apprensivissima): "Sì... no... è perché siccome mio marito non riusciva a riposare bene, poverino, allora abbiamo messo la bambina in un'altra stanza. Però il pediatra mi ha fatto una testa quadra con la storia della morte in culla, e mi ha detto che fino al primo anno può succedere, con un picco verso l'undicesimo mese" (della serie: pensavate di avercela fatta, e invece) "e allora insomma, con quello mi sento più tranquilla".
(Espatriata): "In Olanda sono banditi anche i ciucci di caucciù".
(Io): "E perché mai?"
(Espatriata): "Non so ma sono pericolosissimi".
Sono uscita dallo spogliatoio con il Pupo buttato sciattamente su una spalla e una gran voglia di ubriacarmi di mojito nonostante fossero le undici di mattino. Ho pensato che io non ero così neanche ai tempi della Pupa, e che non invidio affatto queste mamme preoccupatissime, soprattutto quella che vorrebbe dormire in stanza con sua figlia ma non può perché il marito poverino non riposa bene. Ho messo assieme tutte queste cose e poi ho riso ricordando un'email della mia amica Micol, che sta per partorire la sua terzogenita:
"Sul tuo libro c'è una considerazione che ho sempre fatto anch'io, quando guardi il neonato e pensi che da grande farà soffrire le donne... io, in più, guardo le neonate e penso che avranno la cellulite e si cuccheranno la gravidanza! Ok, non sono in un momento di distacco emotivo, lo so che è un privilegio che la natura ci offre (se fossero i maschietti a fare i bambini? Mah!), ma quando hai raggiunto le dimensioni e la mobilità (fuori dall'acqua) di un discreto cetaceo è difficile rimanere obiettivi. Soprattutto se sei in carenza perpetua di sonno come me, e se penso che tra poco dovrò ricominciare con le levatacce... sai, ora i miei figli si svegliano ancora di notte, ma almeno si trasferiscono nel lettone con
le loro gambine... poi sfrattano il papà che si mette ai piedi del letto come un cagnone. A proposito di animali: con noi vivono anche ben tre gatti! Li trascuro molto, poverini, e mio marito si occupa della loro sabbietta dicendo che è il suo 'giardino zen'".
Oh, lalà. Questo sì che è un uomo.


lunedì 11 maggio 2009

La Pupa, il Pupo, le tecniche di seduzione

Molto di quel che un bambino diventerà si capisce da com'è da neonato
A cinque mesi la Pupa, che ora ha quasi quattro anni, ha cominciato - senza un vero perché - a ostentare la lingua. Alcuni amici e parenti incoraggiavano questa sua abitudine mostrandole la lingua a loro volta, il che va a dimostrare che un umorismo puerile non è sempre strettamente imputabile ai lattanti.
Per un certo periodo l’ha fatto tanto spesso che l’abbiamo ribattezzata “il linguino”. “Ciao, linguino,” la salutava mia sorella. “Come stai, bel linguino?” le chiedeva il nonno. “Non si è mai visto un linguino così carino,” gorgheggiava la nonna.
La Pupa era maledettamente in gamba. Sapeva anche piegare la lingua a metà e verso l’alto, come un foglio accartocciato. Quel che non mi era mai riuscito in trent’anni, lei l’aveva imparato in cinque mesi. Il suo era un talento naturale.
Normalmente le sue esibizioni erano divertenti. Ogni tanto vagamente imbarazzanti. Come si fa a spiegare a un estraneo che assolutamente no, non gliel’abbiamo insegnato noi a fare le linguacce?

Dopo poche settimane, come aveva iniziato, ha smesso. Avevo già nostalgia di quella curiosa abitudine quando un giorno all’Ikea, in fila alle casse assieme a mia mamma, avevo la Pupa su un braccio e un set di scatole Flört sull’altro e con la coda dell’occhio ho sorpreso un signore elegante, di una certa età, che… ci mandava dei baci. L’ho fulminato.
Ero lì lì per insultarlo, quando lui ha esclamato: “È stata lei, signora! Ha cominciato lei”.
“Lei chi? Io? Ma è matto?” gli ho risposto.
“No, non lei lei, signora! Lei sua figlia!”.
“A far cosa, scusi? Sta scherzando?”. “No, non scherzo. A mandarmi i bacetti!”. Ho guardato la Pupa. Aveva l’aria furba e l’espressione imperscrutabile.
Le code all’Ikea sono lunghe. Non avevo fretta. Ho continuato a fissare la Pupa. Anche quel signore la fissava. Ogni tanto spostavo lo sguardo su di lui. Poi di nuovo su di lei.
Siamo andati avanti così cinque minuti. Non succedeva nulla: lei era sempre immobile, assorta, indifferente. La fila avanzava, e dopo un po’ siamo arrivate alla cassa.
Con mia mamma commentavo a bassa voce che il mondo è pieno di pazzi. Poi la cassiera ci ha visto e ha sorriso, rivolta alla Pupa: “Ciao, bella!” le ha detto. La Pupa l’ha guardata. Deve avere deciso che quella donna le piaceva, perché un istante dopo, dal nulla, “Smack!”. La stagione del linguino era finita, quella dei baci appena cominciata.
La Pupa, a oggi, è una grande seduttrice. Sbatte le ciglia come io non ho mai fatto. Ama imbellettarsi con la mia cipria, è capace di indossare cinque o sei collane di perline tutte assieme e insistere per andare all'asilo così, si infila le mie scarpe "a tacco" (così le chiama) ticchettando allegramente, in notevole ancorché precario equilibrio, per tutta la casa.
I baci le piacciono sempre, anche se non li dà a caso. Studia il suo interlocutore, increspa le labbra, esita un po'. Li fa sospirare, quei baci. E poi, "Smack!", esattamente come quand'era neonata.
La Pupa è una tipa che incanta. Se va avanti così non avrà mai problemi a fare conquiste, riflettevo l'altroieri mentre guardavo intenerita quel patatone del Pupo, che compie oggi sei mesi. "E tu, coccolone?" gli ho chiesto. "Non sei un divo del cinematografo come tua sorella. Sei un tipo rassicurante, tu. Sei tutto pappa, nanna e ciccia". "Gaa, boo, daa!", mi ha risposto lui sorridendo. E poi, del tutto inatteso:
"Smack!".
Ora, sono due giorni che non fa altro che mandare baci.

venerdì 8 maggio 2009

I bambini, il senso di perdita, il passaggio

Neomamme, ovatta e coccinelle gialle
Mi ha scritto Irene, in un commento al post precedente: "Cara Paola, 'perdita, abbandono, passaggio': hai toccato un nervo - sciatico - scoperto, mi hai fatto commuovere".
Carissima Irene, sei tu che hai fatto commuovere me, e siccome il tuo commento è bellissimo mi permetto di dargli il risalto che merita, trasformandolo in un post, e ti ringrazio tanto. Eccolo:

Mio figlio Giorgio adora contare, e all’asilo ha un gruppetto di amici. All’inizio erano 4: Pier, Riccardo, Gabriele e Andrea. Poi si è aggiunta una femmina, Chiara, e sono diventati 5. Poi Pier si è trasferito a Bari, e sono diventati 4, ma poi in rapida successione si sono aggiunti: un’altra femmina, Martina, quindi 5, e poi addirittura un 'verde' (un 'grande'), Michele, e quindi adesso sono 6.
Pensavo che avresti a stento notato l’assenza di Pier, siete così piccoli. Non ti ricordi nemmeno uno dei bimbi del nido. Invece è passato più di un mese e mi racconti: 'Pier aveva la voce piccola (trad.: acuta) e mi chiamava Zoggio'.
Pier aveva un bel gioco, che si chiamava l’acchiappafarfalle di WinniePooh. Pier ti voleva sempre dare un pezzo della sua merenda all’uscita dell’asilo, tu che sei un noto schizzinoso la respingevi e lui ci restava male. Poi ti chiedeva, vieni a giocare a casa mia Zoggio. Io e la mamma di Pier stavamo timidamente gettando le basi di un’amicizia: mentre voi pasticciavate con i colori a dito e sperimentavate il volo a pesce sul divano, noi ci confidavamo e ci scambiavamo consigli.
Vedi, per i grandi non è facile aggiungere un nuovo amico ai pochi che gli anni e le scadenze quotidiane ci lasciano, né basta un giorno per poter dire di avere un amico in più in lista. E sicuramente pensavi a Pier che aveva appena avuto un fratellino, quando l'altro giorno mi hai detto, 'mamma, vorrei anch’io un fratellino'. Io – apprezzando il vorrei – con un minuscolo magone ancora presente chissà dove ho provato a spiegarti che i bimbi prima di essere bimbi sono desideri nel nostro cuore, e che i fratellini li manda il cielo, noi li possiamo desiderare, a volte arrivano e volte no, noi non possiamo sapere cosa succederà.
'Mamma, adesso ti spiego una cosa: sai perché Pier ha cambiato scuola? Perché il suo armadietto non ha più il nome scritto sopra, ma la coccinella gialla c’è ancora'. Hai un po’ invertito il nesso causa effetto, ma il concetto ti è chiaro. Il nome non c’è. E la tua mamma si sente un pelettino (tua nuova espressione) più sola. Tu non sei più un neonato. E io non sono più una neomamma senza età, immersa in una fragile bolla ovattata di sonno, che gioca ad accudire la sua bambola più preziosa. Sei un bambino, e cominci a riflettere, a ragionare e a scoprire insieme alla tua mamma non più tanto giovane, dotata di un odiosissimo nervo sciatico, che le cose sono, o potrebbero essere. Poi qualcosa cambia, e non sono più.

giovedì 7 maggio 2009

I bambini, la vita, il tempo che passa

Noi siamo figli delle stelle non ci fermeremo mai per niente al mondo
Leggo sul blog di Desian che suo figlio, cinque anni, riflette sul senso profondo dei concetti di perdita, abbandono, passaggio. I bambini hanno questa cosa speciale: ti stupiscono sempre. Pensi che siano "troppo piccoli" per certe cose e invece non lo sono. Quasi mai.
La Pupa, quasi quattro anni, affronta la questione a suo modo. Tra i tanti personaggi immaginari che popolano il nostro zoo familiare c'è il Sindaco. Che non è la Moratti (noi viviamo a Milano) ma un signore misterioso che osserva le prodezze della Pupa e le fa trovare dei regalini quando si comporta particolarmente bene. Un deus ex machina che non punisce ma, quando è il caso, premia. Ieri la Pupa mi ha guardato e mi ha detto, sospirando: "Mamma, ma tu non diventi mai vecchia, vero?"
(Io, non sapendo cosa rispondere): "Ehm... perché? Non vuoi?".
(Lei, con lo sguardo liquido): "No, mamma, non voglio. Tu resti sempre giovane. Adesso dico al Sindaco che prenda la sua bacchetta magica e faccia quaqque magia perché tu rimanga sempre la bruttamammina più bella del mondo".
Ho pensato alla mia, di bruttamammina più bella del mondo. Mi sono venuti in mente i suoi occhi buoni, gli occhiali spessi, i dolori di schiena di cui si lamenta perché ha portato troppi pesi.
Sostanzialmente, ha tenuto troppo in braccio noi figli.
Allora mi si è stretta la gola, ho guardato la Pupa, le ho dato un bacione, poi l'ho abbracciata stretta e le ho sussurrato all'orecchio che no, non invecchierò mai. Terribile bugia ma in quel momento l'ho sentita necessaria.

martedì 5 maggio 2009

Sì, viaggiare (coi neonati si può)

Basta prenotare con sette, otto anni di anticipo e un buon posto in un volo supereconomico, con partenza all'alba, lo si trova sempre
A gennaio non abbiamo saputo rinunciare all'allettante offerta della compagnia low cost che prometteva di portarci tutti a Berlino, durante il ponte del primo maggio, per pochi centesimi di euro più tasse. Naturalmente il Pupo stava mettendo i denti e la notte prima del viaggio si è svegliato undiciantanovattanta (uno dei numeri preferiti della Pupa) volte.
Ci siamo alzati tutti tuonati - tranne il Pupo medesimo, vispo e arzillo come fossero le undici del mattino.
Una volta a bordo - non so come, ma ci siamo arrivati - ho capito perché i bambini fino a due anni d'età non pagano il biglietto: non hanno un posto. Sul vostro biglietto compare il vostro nome e quello del bambino, con l'aggiunta della dicitura "Inf". Dopo tre ore di studio ho capito che "Inf" sta per "Infante". Suona molto angelico ma sono bubbole, non cascateci. Ogni pupo che si rispetti dà il meglio di sé in aeroplano. E converrete con me che è veramente difficile intrattenere un'anguilla viva, infilata in una cintura attaccata al vostro addome come una protrusione erniaria, in quaranta centimetri di spazio.
Il vero pacco è che quasi sempre il neonato, una volta in aria, fa la cacca. Ma come, non l’aveva fatta a casa, prima di uscire? Sì, ma nei bambini molto piccoli la variazione di pressione nell’aereo favorisce l’espulsione delle feci. Questo vuol dire che subito dopo il decollo fanno “pop” uno dietro l’altro, come tante piccole bottiglie di champagne, e c'è da mettersi tutti in fila per la toilette, incastrati tra il carrello del duty free e una mezza dozzina di disgraziati neogenitori che come voi attendono di cambiare il pargolo. Una volta conquistato il bagno la situazione non migliora, perché nel wc non c’è mai abbastanza posto per stendere il bambino e cambiarlo con un minimo di comodità. Poiché Mike Delfino ha una memoria selettiva e tende a rimuovere certi episodi spiacevoli quali "viaggio in aereo con un bambino piccolo", quasi subito dopo la partenza gli ho affidato Pupo e Pupa e mi sono immersa nella lettura di un giornale. Accortosi dell'errore mi ha fracassato di richieste d'aiuto ma ho finto di essere diventata moldava e di non capire quel che diceva.

In ogni caso, all'arrivo la testa mi scoppiava per il frastuono. Il Pupo non ha dormito un minuto, mentre la Pupa ha più volte sfasciato, piangendo, il kit di benvenuto per bambini (modellino di aereo in polistirolo sottilissimo) gentilmente fornito dalla compagnia low cost, e ogni volta urlava: "Ne voglio uno nuovo". Altro che biglietto gratuito per i neonati, riflettevo. Le compagnie aeree dovrebbero pagare i neogenitori per convincerli a viaggiare con loro.
Berlino, comunque, è una città adattissima ai bambini. C'è un sacco di verde, la metropolitana funziona ed è dotata di ascensori e scale mobili quasi sempre funzionanti. Gli zoo sono mirabolanti. La Pupa ci ha dato dei punti perché sapeva tutti i nomi degli animali: di fronte a una gabbia io e Mike Delfino abbiamo tentato di arrabattarci con un "Ehm... zebra più cavallo", lei ci ha guardato severa e ha corretto: "Okapi. Si chiama okapi". Ovunque ci sono mercatini delle pulci pieni di giocattoli: abbiamo comprato due Barbie a un euro, una lampada di Topolino a tre euro, una giacca di Minnie a sei.
In Germania, per le ragioni sopra esposte, il tasso di natalità continua ad aumentare: attualmente è di 1,7 bambini per donna (da noi, 1, 34). Siccome in giro ci sono un sacco di neonati, quasi sicuramente i vostri si confonderanno nel mucchio e per quanto male si comportino non verranno più di tanto notati. Portandoli in giro in passeggino per tutto il giorno, poi, riuscirete a stordirli quel tanto che basta a non farli strillare di continuo. E se ciò accade, c'è un rimedio sicuro: l'alcol. La birra, nella capitale tedesca, come è noto scorre a fiumi. Se iniziate a bere a mezzogiorno, troverete tutto ancora più divertente.

domenica 3 maggio 2009

Viaggiare con i bambini

Andare a Berlino con tutto il carrozzone e´un´impresa divertente
Per certi versi simile a una missione suicida. Ma ve la racconto quando torniamo, anche perche´qui le tastiere sono diverse dalle nostre e gli accenti, tanto per dirne una, non esistono. A tra due giorni!