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venerdì 22 febbraio 2013

Sei madre abbastanza?

Se puoi, ti prego, torna con la luce
Anche se lavora fuori casa, l’italiana media svolge mansioni domestiche 80 minuti al giorno più del proprio partner: lo dice una ricerca dell'Università Bocconi, e in ogni caso sono questioni su cui ultimamente siamo chiamate a riflettere molto. «Una bella ora e 20 di frenetico sciacquare, riordinare, rassettare, prima o dopo aver dato il proprio contributo al Pil», scrive la mia collega Silvia Orlandini su Gioia: «sulle spalle delle donne, occupate o no, grava il 75 per cento del lavoro domestico, inteso come cura della casa, dei bambini e degli anziani». E solo la settimana scorsa, sempre per il mio giornale, ho intervistato Loredana Lipperini, che in questi giorni ha pubblicato Di mamme ce n'è più d'una (Feltrinelli). Leggetelo.



Il problema è che in Italia, negli anni Dieci del terzo millennio, se sei donna "devi" essere madre. Questo pensa la gente. E, soprattutto, devi esserlo bene. Il che accade anche all'estero, a dir la verità: la copertina di Time che vedete qui sopra è stata pubblicata nel maggio 2012 e ritrae una donna vera, una madre (intendo dire che non è una modella, anche se lo sembra) che allatta suo figlio di quasi quattro anni. Condizione essenziale, come spiega lei stessa, «per farlo crescere sereno». Tornando a noi, e alla ricerca dell’Università Bocconi, addirittura l’81,4 per cento degli intervistati è convinto che un bambino in età prescolare soffra se la mamma lavora. Come si spiega che invece, nell’Unione europea, questa percentuale scenda al 55,6 per cento? Il "trucco" forse sta nel cominciare con il piede giusto (cioè sbagliato): «In Italia le donne sono il 60 per cento degli studenti universitari, ma il 22 per cento decide di non iniziare nemmeno un percorso professionale», mi ha spiegato la Lipperini alzando un sopracciglio mentre addentava un rombo in crosta, un sabato a pranzo.
Durante il Festival di Sanremo, pochi giorni dopo Ho incontrato due mamme blogger che conoscevo già e che, vedendomi, mi hanno chiesto: «E con i bambini come fai?». «Esattamente come fate voi», ho risposto. Ma la domanda mi ha colpito moltissimo: a un padre in trasferta, nessuno si sognerebbe di porla.
Mentre i dati mi scivolano davanti agli occhi Al solito, mi si ribadisce che in Svezia e in Norvegia si sta molto meglio. Riviste e ricerche mi invitano a riflettere: la condivisione - la parità - passa anche dall'affidare il biberon per nutrire il Pupo al maschio (adulto) di casa; dal mettergli in mano una scopa e uno straccio, almeno ogni tanto. Conosco però almeno un blog, che non citerò, in cui resiste e s'amplifica il mito della moglie-mamma-geisha, eroica, insostituibile, che accoglie ogni sera il ritorno del guerriero stanco con un grande sorriso, il trucco rifatto, la cena servita, in grembiule e giarrettiera, «perché i maschi si sa, poveretti, e poi in fondo bisogna capirli». È un blog seguitissimo.
Mi chiedo sempre più spesso Quanto sia colpa anche nostra, anche mia. I pensieri s'intrecciano. Il Pupo ha 40 di febbre per la tonsillite, delira, alle due e mezza di notte si sveglia e chiede con voce cristallina: «Bisogna studiale molti anni pel diventale pompiele?». Normalmente adora la compagnia di suo padre, negli ultimi giorni invece cerca sempre me, mi chiama mammina, mi telefona al lavoro solo per mandarmi dei baci. Mi dice: «Sei bella, hai la pelle come di plimavela». Sono insonne da giorni, esausta. Assecondo stregata le sue richieste da donna incinta: «Puoi andale al supelmelcato a complalmi il cocco?». Sono le sette di sera e sono ancora in ufficio, a mescolare i sensi di colpa al sollievo per aver finito un lavoro importante. Mio figlio stamattina mi ha detto: «Se puoi, ti plego, tolna quando fuoli c'è ancola la luce». Oggi non ce l'ho fatta. A suo papà, del resto, non l'ha nemmeno chiesto.


101 commenti:

  1. L'avevo letto quell'artiocolo del time e ne avevo parlato nel mio blog.. Io sono mamma e studentessa universitaria.. E sto lottando da diversi mesi per finire il mio ultimo esame (ma sembra che il prof abbia deciso di chiudere le porte di ingresso dell'aula magna..) e ci metto tutta me stessa per finirlo.. E non vedo l'ora.. E poi con la mia bella laurea spero di trovare un lavoro.. Peró l'orario mi preoccupa assai..ma in quache modo faró.. A casa
    Non ci voglio stare.. Speriamo.. :) per la parità posso dirti che per ora lavora solo mio marito e torna sempre non prima delle 8 quindi cucinare e pulire ci penso io, peró lui mi aiuta col bimbo e la notte si è sempre alzato lui.. Quando dede non mi vede dice "mamma è a studiare" e quando vado a prenderlo mi chiede "hai studiato mamma??" :)

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  2. Ps sono incuriosita dal blog che hai citato.. Mio marito invece mi trova ogni sera in tuta e con la faccia bianca come i libri! :)

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    1. ah guarda quel blog per me è stata una (tragica) scoperta. la lipperini nel suo libro ne parla ampiamente, io qui francamente però non ho tanta voglia di citarlo...

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  3. E sì Paola, subissate dagli impegni sanremesi poi non abbiamo concluso il discorso iniziato in quel bar affollato. SArebbe stato utile fare questa conversazione in video e proporla anche alle nostre lettrici.
    Pensa che la domanda ("Come fai con i bambini?") te l'abbiamo fatta senza nemmeno ricordala ora. Non è che è diventata una specie di mantra per sbloccare le conversazioni? Del tipo "a casa tutto bene?"
    "come stai oggi?".
    Il che comunque significa abitudine e stereotipo.
    Risponderò io alla domanda mal posta. A casa mia tutto bene, durante i giorni sanremesi i miei bambini sono stati con il padre e la cosa che mi ha più colpita sai cos'è stata?
    Che non hanno sentito minimamente la mia mancanza!

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    1. uhm. mi offri un buono spunto (mi riferisco al "mantra"). non saprei. è possibile. comunque dovremmo rifletterci, tutte, a partire da ora...

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  4. io sono una mamma che lavora,tanto,purtroppo...e convivo costantemente con il senso di colpa...quando sono a casa cerco di recuperare il tempo perduto e mi sento in colpa anche se faccio una doccia perchè penso"non ci sono mai..."

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    1. ecco Giovanna hai centrato il punto... non so se il tuo compagno lavora e fa magari orari diversi dai tuoi... però in genere questa dei sensi colpa è una questione che gli uomini non si pongono (e che agli uomini non viene posta)

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    2. Cara Giovanna, per te che ti senti in colpa:

      http://cosedalibri.wordpress.com/2013/02/23/nannies-e-badanti-per-ogni-signora-bandire-ogni-senso-di-colpa-please/

      Buona lettura,

      Anna Albano

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    3. Mio marito è uno statale e alle 16 è sempre a casa per cui è lui che va a prendere i gemelli al nido,gli fa da mangiare e bada a loro fino alle 19 ora in cui arrivo io strisciando sui gomiti...ma quando faceva l'avvocato (LAVORO CHE IO FACCIO ANCORA...)non si è mai sentito in colpa anzi...LUI è l'uomo...siamo noi donne che non riusciamo a liberarci dello strereotipo Mamma-donna-giarrettiera e biberon.E io,personalmente,mi sento in colpa per ogni ora passata fuori casa e alcune volte penso che piu i gemelli cresceranno e piu il senso di colpa aumentera' per tutti i momenti (recite,compiti ecc)che perdero'...ogni tanto mi viene la tentazione di lasciare il lavoro e trovare qualcosa di piu soft

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    4. giovanna..se posso permettermi, non ti conosco ma sono certo che sei una buona madre e non devi sentirti in colpa neanche per il fatto che vorresti un lavoro più "soft". Io penso che il tempo lavorativo dovrebbe essere a misura di genitore

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  5. Mio marito collabora...rigoverna i piatti e porta lo fuori l'immondizia, ma non manca mai di sottolineare TI ho lavato i piatti, TI ho sparecchiato come se fossero compiti di mia competenza e che magnanimamente lui mi aiuta ad assolvere. Il senso di colpa per quanto riguarda i figli non è affar suo...

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  6. Io il passaggio l'ho fatto....ho in un primo tempo dimezzato gli orari di lavoro con la seconda figlia, memore della primogenita (ben 9 anni prima) dove il fantastico senso di colpa,(e la fatica di avere finalmente anche la seconda dopo vari intoppi di salute tra me e mio marito),mi ha spinta a cambiare (e anche se un part time è ottimo per la famiglia al lavoro ti senti sempre una "metà")...quando hanno imposto orari difficili e 6 giorni su 7 (se non 7 su7)..ho dovuto lasciare...mio marito fa orari strani tutti i giorni, primo,secondo notte...mezzogiorno, Natale ePasqua...ora sono una "freelance"dei fiori , con lavori temporanei ma carichi,ma il lavoro alle volte mi manca..e mi gratifica immensamente. Però resisto perchè la soddisfazione di crescere tutte e due è tanta, e credo ne valga la pena.
    Sono solo consapevole che per noi donne, comunque si scelga, un pò di malessere esiterà sempre. Perchè siamo fatte di mille sfaccettature, capaci di tante cose insieme. E non vorrei mai essere un uomo. Ciao

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  7. Io sono un'insegnante universitaria, il moi lavoro comporta un tempo fuori casa molto breve ma un lavoro a casa notevole (preparazione delle lezioni, correzione delle tesi, ricerca). Ritagliarmi questo tempo e uno spazio adeguato è un'impresa frustrante e continua. Ho due figlie di 2 e quasi 5 anni, fonti di stanchezza e allegria continue. Il papà - anche lui di quelli che aiutano ma solo quando possono e come possono - ogni tanto si lamenta del fatto che siano cosi' legate a me... e io non commento nemmeno.
    Sono in lotta continua col sonno e con giornate che triplicano: la prima finisce quando entro in casa; la seconda quando metto a letto le bimbe; la terza quando ad ora antelucana ho finito di riordinare, pulire e ... studiare!
    Anna

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  8. Trovo questo blog veramente interessante, oltre che divertente, per questo schiaccio cicilicamente "reload current page" per sapere se ci sono nuovi post, pur non avendo figli.
    Dico l'ultima cosa perche' se succedesse potrei cambiare idea al riguardo, pero' per ora io sono sempre piu' convinta che la maggior parte delle volte, semplicemente le donne non chiedono.
    Non chiedono aiuto, dicono faccio io che faccio prima, pensano che il marito sia un inetto non in grado di preparare una cena, cambiare un bambino, o semplicemente stare insieme ai figli.
    E cosi' si stressano e finiscono per avere tre giornate come Anna qui sopra.
    Tu parli di donne geishe, ma le donne che "faccio io" (i piatti, le pulizie, portare i bambini ovunque, etc etc), non mettono forse anche loro il marito al riparo da qualcosa?
    Io vivo in una delle citta' piu' trafficate, il tempo e' quello che e', ma marito fa la meta' delle cose che faccio io. E io delle cose che fa, e come le fa, non me ne curo. Se stende non vado a ristendere, per dire. Se fa la spesa non critico cosa ha comprato. E penso che se avremo un figlio non saro' tanto diversa.

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    1. Con metà delle cose che faccio intendevo facciamo le cose a metà. Scusate.

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  9. E' un post denso di spunti... spero di aver presto il tempo x commentare come merita. Io mi sono sentita in colpa anche settimana scorsa quando, mentre lavoravo, mi è esploso il timpano (non sto scherzando) e allora prima di andare al pronto soccorso come mi aveva suggerito il mio medico (lo stesso che aveva permesso che ciò accadesse, perseverando con l'antibiotico sbagliato e mai prescrivendo un tampone - vedi mio commento con spunti di "malasanità" a precedente post) e come mi aveva pregato di fare subito mio marito, sono andata a casa, ho istruito una persona, preparato la cena per i bambini ecc. ecc. prima di chiamara un taxi. E l'altra mattina, quando dovevo recarmi al controllo ORL presto, ho preparato la colazione con qualcosa di "più buono del solito" per compensare la mia assenza...

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  10. Ogni tanto ho anch'io la sensazione che é un po' colpa delle mamme (italiane) se é cosí. Mi chiedo se é cosí perché casa e figli sono gli unici ambiti in cui si riconosce alle donne un po' di competenza professionale (dal momento che per noi é piú difficile ottenere riconoscimenti e soddisfazione nelle competenze extracasalighe).
    Io ho avuto mia sorella quando avevo 13 anni, perció ero molto cosciente che avere bambini non fosse una passeggiata in termini di impegno psicofisico: cosí ho preteso dal mio compagno un impegno al 50% quando mi ha chiesto di riprodurci :)

    (credo di aver capito qual é il blog di cui parli...ommadonna...)

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    1. se vuoi scrivimi in pvt che ci confrontiamo sul blog in questione...

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  11. forse dei sensi di colpa è impossibile liberarsi del tutto..non so..ma basta avere la consapevolezza che si sta facendo del proprio meglio. Non esiste un unico modo di essere un buon genitore e il manuale del genitore perfetto non esiste. Quanto al ruolo paterno, banalmente credo che se i figli si sono voluti in due (e oggi i figli che nascono sono perlopiù voluti, non che questo risolva tutto!) è in due che ce se ne deve occupare per quanto possibile. Dopodichè ogni coppia si organizza come vuole e sopratutto come può e non giudico nessuno.

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  12. più ragione di così
    saluti da una mamma, stiratrice, puliscicessi, lavandaia, cuoca fallita, la moglie, la pacificatrice familiare e psicoteraupeuta a singhiozzo (tutto questo part time) l'altro pezzo di part time svolgo un lavoro pure a pagamento...ma precario.......non vorrei pretendere troppo dalla vita!!!!!
    un bacio

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  13. sulla copertina del Time:
    posso dire che continuare ad allattare un bambino completamente svezzato, che parla, cammina, mangia con cucchiaio e forchetta, va sulla bici a rotelle, secondo me sfiora la morbosità?

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    1. non potrei essere più d'accordo! il mio bimbo è stato allattato fino a 9 mesi, poi ha perso completamente interesse nella tetta e io mi sono ben guardata dall'insistere. ora aspetto la seconda e il limite massimo che mi do è 1 anno, poi intendo tornare in possesso del mio seno!

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    2. sì anche io sono d'accordo ma bisogna stare molto attenti a dire queste cose... ci sono persone che fanno dell'allattamento una religione (l'ho imparato sulla mia pelle purtroppo!9

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    3. è che una donna non dovrebbe essere giudicata come madre a seconda di quanto allatta..l'importante è che il bambino mangi tranquillamente e serenamente

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    4. sante parole che purtroppo non dipingono la realtà...

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  14. Ne parlai mesi fa su LNM, di quella copertina. Ognuna dovrebbe essere libera di essere mamma nel modo che preferisce, senza che nessuno gli dicesse cosa fare e quanto sentirsi in colpa, ma purtroppo non è così.

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    1. mafalda, non è così perché sul corpo delle donne - anche in senso figurato - si gioca ancora moltissimo, troppo. leggi il libro della lipperini, è straordinario, ricco di spunti, illuminante.

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  15. Ciao Paola, ti seguo sempre ma non commento mai perché non sono mamma. Io credo che la questioni inizi prima, con la convivenza. E' lì che bisogna iniziare con il 50-50. Quella che da sposini è amorevole cura per il partner diventerà domani senso di colpa per il figlio. Ogni volta che si risparmia all'uomo un lavoro domestico si sta dando priorità al marito sul figlio. Io però sono fortunata, anzi mi sa che in casa fa più mio marito di me... :/

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  16. Io ti leggo sempre,silenziosa perchè non avendo figli molte volte mi sembra di essere fuori luogo,però oggi una cosa la voglio dire,e la dico da figlia di famiglia monogenitoriale (genitori separati e residenti in stati diversi con padre non particolarmente volenteroso di andare a trovare i suoi figli) e mia madre ha cresiuto tre figli,lavorato e riassettato la casa in maniera normale.Ci tengo a dire che la mamma è francese,ed è qui tutta la differenza che ho notato negli anni,tra casa mia e casa dei miei amici italiani,mia madre ha sempre,pulito,riordinato,lavato e stirato,ha SEMPRE chiesto e voluto aiuto anche da tutti noi,perche la famiglia è una squadra e come tale tutti devono fare la loro parte.Sono cresciuta con l'idea che si possa fare tutto nella vita e principalmente questo lo devo a lei.Però non lo ha mai fatto ossessivamente come noto lo fanno le mamme italiane.Sicuramente le case italiane sono sempre strapulitissime,ma quello che mi chiedo sempre è perche??
    A me basta pulire il necessario e per il resto VIVERE la casa!Io convivo e il mio Lui fa esattamente le mie stesse identiche incombenze,lava stira,passa l'aspirapolvere,lo straccio fa i piatti e tutto il resto.Quando le mie amiche sentono queste cose la prima cosa che mi chiedono è "ma pulisce come pulisci te?secondo me no!",come se i maschi fossero tarati male dalla nascita...fanno sempre loro "perche così faccio prima",o "perche così viene meglio",ma ad un ragazzo appena uscito di casa che magari é sempre stato servito e riverito,perche non lasciare il tempo di imparare e sbgaliare?certo che poi quando effettivamente si avrebbe bisogno di aiuto loro sono impacciati ed escono fuori magari altri litigi.Insomma un cane che si morde la coda!
    E il mio Lui è stato viziato e straviziato a casa sua,quando siamo andati a vivere assieme pian piano ha scoperto anche lui tutte le sfaccettature della parola autonomia e i lati piacevoli e non di quest'ultima!Però ecco credo che le ragazze o le donne in Italia tendano ad essere madri anche dei loro compagni ed è qui che sta l'ighippo di tutta la faccenda.La coppia è una coppia,una squadra vederla come tale forse aiuterebbe...non so ho scritto un papiro e non so se alla fine son riuscita a spiegare il mio punto di vista!
    ps:complimenti per il Blog!
    Niki

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    1. avete ragione, francesca e niki. e tu niki sei stata brava e fortunata assieme perché hai trovato un uomo capace e desideroso di cambiare. ce ne sono anche di molto, molto refrattari. per il resto la tua analisi è perfetta (e chiarissima)
      ps grazie!

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    2. Ecco io per esempio non mi sento ne brava ne fortunata, so che eliminare un concetto così radicato sull'educazione maschile è difficile ma credo che gli uomini lo vogliano più di quanto le donne italiane pensino,però ammettiamo che fare lavori di casa,o la spesa con qualcuno che ti critica costantemente fa passare la voglia.Credo che questa generazione di donne abbia il momento storico a favore per poter cambiare le cose, ma pensarlo e farlo a qualcuna credo faccia mancare un pò la terra sotto i piedi, perchè, ammettiamolo anche un pò,far entrare anche loro a far parte della squadra toglierebbe alle donne la completa "supremazia" in casa,ecco forse è su questo che bisognerebbe lavorare.
      Io sento mia suocera lamentarsi con me che "lo faccio pure stirare" e chiedere a Lui di nascosto "di portarle le cose da lavare e stirare",e quando lui le risponde "mamma ma scherzi?sono benissimo in grado di farlo" ecco la vedo lei che proprio non lo manda giù questo boccone.E butto lì anche un'altro spunto,ma perche ostinarsi a farsi vedere dai figli (sopratutto maschi) come brave ad accudilri in tutto e per tutto e compiacersi nel sentirsi dire "ah come la mamma non lo fa nessuno" ed iniziare ad avere un rapporto paritario e non di "badante ed accudito"? (mi riferisco sempre all'età adulta!!)
      ps: per quanto riguarda gli uomini refrattari,e ne ho frequentati,dico solo che se un uomo non ha la voglia di "accudire il suo luogo di vita e se stesso" non avrà molto probabilmente la voglia di accudire altri essere umani,quindi io me ne sono sempre allontanata in tutta fretta,li sta anche (e sempre purtroppo) alle donne di imporsi.Perche oggettivamente la vita è molto altro che essere "schiavi" di casa e compagno!
      Niki

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    3. cara Niki, mi fai venire in mente che in effetti dobbiamo tenere presenti due binari che corrono paralleli. da un lato il momento storico "favorevole", non foss'altro perché di questi temi si parla e si discute come forse non si è mai fatto. dall'altro, il destino individuale di ciascuna di voi: vedi il tuo esempio personale e il rapporto con la suocera.
      c'è sicuramente una corresponsabilità delle donne nel perpetuare certi modelli. la nostra generazione e quelle che verranno hanno il diritto/dovere di fare del proprio meglio per cambiare le cose.

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  17. il senso di colpa lo dovremmo avere soprattutto per come "educhiamo" in maniera diversificata bimbe e bimbi: le ragazzine vengono solitamente educate, i ragazzini viziati. se non si interrompe questa catena virale, se la mamma italiana non smette di adorare il virgulto maschio e dare per scontata la collaborazione della femmina sarà difficile raggiungere la svezia anche in questo...sabbri

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  18. A proposito la Lipperini è veramente una grande, perché ha riportato già da anni l'attenzione su un discorso e una riflessione dimenticata nel riflusso riguardante lo stereotipo della "femminilità"...
    "Ancora dalla parte delle bambine" fa venire i brividi, è un libro documentato e acuto, perciò sgradevole per il panorama desolato che offre...
    non vedo l'ora di leggere questo ultimo uscito.
    grazie per l'indicazione
    sempre sabbri

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    1. grazie a te sabbri! mi piace un sacco il tuo nome.

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  19. Bonjour! ho capito, credo, da che blog state parlando. E' estremo ma ha salvato il mio matrimonio. Stavo per divorziare perchè non capivo più nulla dell'uomo sposato 4 anni prima. Certo non sono diventata come descritto nel libro, ho semplicemente scoperto che, essendo francese, non ero stata "addestrata" ad essere una moglie italiana. Cioè ad essere la moglie di un marito a chi è stato insegnato che le faccende di casa sono "inferiori", non sono cose sue.Quindi ho iniziato la Grande Rieducazione di mio marito, sotto gli occhi sbigottiti e arrabbiati di mia suocera. Grandi risultati! Marito fa la spesa meglio di me, cambia pannolini puzzolenti più volontieri di me, gli piace perfino stendere la biancheria..Eggià dove sono cresciuta, maschi e femmine imparano a farsi il letto a 12 anni, a sparecchiare, aiutano la mamma e il papa in tutto e, piccolo dettaglio: non si va mai via da una festa senza avere aiutato i padroni di casa a pulire e sistemare. Invece qua, non lo fa nessuno. Io lo insegnerò ai miei figli. V

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    1. beh Vero, diciamo che in modo un po' contorto... sono contenta per te.

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  20. Si, sui lavori domestici sono daccordo con chi dice che si può condividere alla pari con i propri compagni. Sui figli ho più dubbi, in fondo partoriamo e allattiamo, sono daccordo che i sensi di colpa derivino per la gran parte dall'educazione e dalle convenzioni, ma, almeno nei primi anni di vita noi abbiamo un rapporto molto simbiotico con i nostri figli; e mio marito si è sempre alzato di notte, ha cambiato pannolini e fatto compiti scolastici con loro. Non so, io penso che è anche la mamma stessa che ha piacere ad avere un rapporto stretto e fisico -non so come dire- con i figli ( e non dico di allattare fino a tre anni).
    mocaliana

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  21. Sospirando fortemente, ti invito a leggere questo: http://machedavvero.blogspot.co.uk/2011/07/non-lo-farei-ma-mi-rode-non-avere.html

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    1. già wonder. l'avevo letto e fors'anche commentato all'epoca... you're so damn right. ma c'è qualcosa che possiamo fare per cambiare le cose, oh yeah. compreso lottare con le nostre madri...

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  22. io sono incinta al momento e non sto molto bene; qualche settimana fa sono venuti i miei genitori a trovarci e mio marito mi ha imposto di stare seduta tranquilla a tavola, che avrebbe pensato lui a lavare i piatti e ad aiutare mia mamma col pranzo, perchè non stavo bene. Mia madre mi ha sgridato "perchè non spetta a lui fare certe cose". Per fortuna mio marito non la pensa così!

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  23. Per prima cosa: il tuo pupo è MERAVIGLIOSO e vorrei sapere da dove gli vengono queste frasi così romantiche!
    Per tutto il resto concordo concordo concordo...in questi giorni parlavo con un amico che ha deciso di prendersi il congedo parentale e vive un'altalena di orgoglio e sensi di colpa, paura che sul lavoro si "vendichino" ma anche felicità per la scelta "coraggiosa".
    Altri amici mi raccontavano che a Stoccolma tutti i padri si prendono il congedo e vieni guardato male se, al contrario, non vuoi prenderlo!
    Povere mamme italiane!

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    1. cara Mcomemamma, mi offri un buono spunto... dunque io credo che il Pupo sia così romantico a) per inclinazione naturale/genetica e b) per una questione culturale, cioè perché sente suo padre dirmi certe cose, il che mi aiuta a tornare sul tema "educazione dei maschi", e cioè su quanto sia importante allevare i figli maschi in un certo modo... anche per questioni diverse dal romanticismo, se vogliamo più serie. in ogni caso mi piace pensare che il pupo da grande sarà deliziosamente seduttivo e galante (per quanto birba). ieri stavamo facendo il bagno assieme, lui a un certo punto voleva giocare con le paperelle in santa pace, allora mi guarda e mi fa: "ehi, bella donna, puoi uscire?" ahahahah

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    2. ...e come dirgli di no?!? Allora bravi voi che lo aiutate con l'esempio...e che esempio! Mio marito non me l'ha mai detto che ho la pelle come plimavela! :P

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  24. Non sono genitore, però sono cresciuta in una famiglia in cui mamma e papà, a causa dei turni lavorativi, erano completamente intercambiabili dal punto di vista domestico, e anche ora che io e mia sorella siamo grandi e loro anziani continuano ad aiutarsi molto l'un l'altro.
    Il mio compagno, come quello di Niky qui sopra, è cresciuto stra viziato con una mamma super chioccia che ancora ora che ha 37 anni lo tratta come un piccolo principe.
    Ma con me si è sempre mostrato volenteroso e più che disposto ad aiutarmi e ad imparare a fare cose che non aveva mai fatto, come cucinare, passare l'aspirapolvere ecc. Sono io che spesso devo mordermi la lingua quando mi viene da dire "Lascia stare, faccio io"!
    Credo che in questa specie di delirio di onnipotenza, nel voler fare tutto, e in modo perfetto, che riguarda molte di noi, si nasconda però la necessità di esercitare un potere sui propri compagni e figli, la necessità di sentirsi indispensabili e insostituibili.
    Per quanto riguarda la tua ultima frase, su tuo figlio che da malato richiede piu'te che il papà, forse sbaglio ma mi sembra normale. Mamma e papà non sono la stessa cosa,e seppur devono occuparsi in egual modo dei figli, resteranno sempre 2 figure con attitudini diverse per i figli.

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    1. cara Milkfree, hai tirato fuori un argomento importantissimo: è proprio il mito della donna un po' Madonna, un po' geisha, eroica e insostituibile, di cui parlavamo sopra, che si alimentano mariti e figli "viziati". brava tu che ti mordi la lingua per non dire al compagno "lascia stare, faccio io", è un esercizio quotidiano cui tutte dovremmo sottoporci.
      che poi il figlio (mio) chieda in certi momenti più di me che del papà: da un lato hai ragione, è "normale", dall'altro dipende da come siamo organizzati (il Mike proprio non riesce a tornare a casa prima)

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  25. sono anche io della "scuola" del dividere tutto al 50% fin dalla convivenza/matrimonio.
    In casa noi abbiamo sempre fatto così e anche ora che abbiamo la patata si cerca di dividere tutto a metà.
    Ovviamente ora che è ancora piccola (fra poco 9 mesi) spesso ha avuto più bisogno di me. Però da quando è nata io faccio molto meno in casa.
    Mio marito i sensi di colpa li ha e duplici: verso nostra figlia perchè torna piuttosto tardi al lavoro, verso il lavoro, perchè sente comunque di non fare abbastanza.
    Io sensi di colpa perchè sono al lavoro non ne ho, ma per ora sto sfruttando ancora l'allattamento, quindi lavoro praticamente mezza giornata...

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  26. Grazie Paola per puntare l'attenzione su questo tema.
    Le situazioni diverse però ci sono, io ne conosco tante da vicino e anche noi siamo sui generis con un marito che per orari di lavoro e per sua volontà si occupa dei figli e della casa più di me e la cosa bella è proprio sentire di essere completamente intercambiabili nella gestione della famiglia.
    Sarà che poi si tende a frequentare altre coppie simili a noi, sarà che anche noi siamo per metà francesi, ma se c'è bisogno di tenere due ore l'amichetta del mio bimbo di 4 anni perché i genitori escono tardi da lavoro, è mio marito che se ne occupa. E la scorsa settimana quando abbiamo avuto bisogno di due ore di baby sitter per il nostro piccolo di 1 anno lo abbiamo chiesto a un papà... Questo per dire che le cose cambiano anche quando noi iniziamo a viverle diversamente...

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  27. a casa mia purtroppo, non può esistere l'intercambiabilità, lui esce di casa spesso prima delle sette e torna dopo le nove di sera, per non parlare di quando è in trasferta, per cui la gestione figli, pulizie, cena, tocca a me, la domenica e il sabato però cucina e sollecitato porta fuori la pattumeria, quello è compito suo; non stende, però le sue cose le porta da lavare alla mamma (lei ci tiene tanto!). alcune volte mia madre mi dice ma poverino lavora tanto...e io le rispondo e io non lavoro vero?
    ci sono atteggiamenti che vanno cambiati alla radice (le mamme sono le colpevoli), quando ero incinta lui puliva, ora lo rifaccio io, ed è vero che lo faccio meglio e sono anche più veloce! ma è questione di sopravvivenza preferisco pulire io e avere il tempo per uscire tutti a fare una passaggiata che aspettare lui e i suoi tempi...quando però siamo tutti insieme si mettono a posto i giochi insieme ognuno i suoi!
    Paola se ti mando una mail in privato mi dici il nome del blog di cui parli...

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  28. P.S. Ricordo un'intervista radiofonica a Concita De Gregorio, madre di 4 figli. Ogni volta che andava a parlare in una scuola le chiedevano come faceva a gestire i figli e lei rispondeva con il tuo stesso ragionamento: Perché al mio collega (maschio) che ha figli anche lui nessuno pone la stessa domanda?
    [e che l'accostamento a Concita ti sia gradito, te lo propongo come complimento!]

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  29. cara ElenaElle, grazie infinite, sei veramente troppo generosa (Concita De Gregorio è il mio mito!)

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  30. vedo che questo tema è molto sentito da moolte ! se non risolve almeno consola ... ora, io dopo la maternità ho visto ridimensionare le mie responsabilità e viaggi annessi al lavoro che occupo ormai da 5 anni, e ok ho incassato, vedendo il lato positivo di tornare a casa alle 18 (che per i miei colleghi è presto, per il bimbo è già tardi, ma è pur sempre un buon compromesso). ora giovedi scorso mi ha chiamato una head hunter parlami di una opportunità ... rivedrei le responsabilità che qui non ho più e che mi gratificavano, ma dovrei anche performare di più ... rislutato: week end con la dermatite prima ancora del colloquio ... aiuto datemi un saggio consgilio :)

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    1. terize, è proprio una cosa che devi sentirti tu dentro... non posso, non possiamo darti un consiglio valido in assoluto. quanto sei (in)soddisfatta del tuo lavoro attuale? potrebbero, restando dove sei, cambiare le cose? in meglio o in peggio? vorresti fare altri figli presto, cioè subito? da 1 a 10 che importanza hanno per te a) l'equilibrio tra familiare e professionale b) la realizzazione sul lavoro c) la mancanza di stress? in ogni caso, i colloqui in genere vanno fatti. quindi vai dall'head hunter almeno per sentire cosa vuole!

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  31. Forse questa considerazione è già stata fatta da qualcun altro (siamo a 57 commenti, li ho scansionati velocemente e stop), nel caso scusatemi per la ripetizione.
    Premesso che siamo una famiglia in cui i ruoli sono divisi in maniera parecchio tradizionale (marito che lavora molto e saltuariamente aiuta mentre io, che lavoro con lui, sono quella che lavora un po' meno per tirarsi dietro pupo e casa), mi sono anche accorta che questa situazione rende mio marito più sicuro: mi sono accorta che gli piace tornare a casa e vedere che io e nostro figlio siamo già a casa, che la cena è sul fuoco. Lui stesso spesso mi spinge a trovare una dimensione lavorativa più mia (il lavoro insieme è stata una diretta conseguenza dell'arrivo del pupo, un po'.. come dire.. anticipata rispetto alle previsioni, quindi una scelta non completamente libera); d'altro canto, mi rendo benissimo conto che se mettessi in pista qualche altro progetto e questo progetto mi porterebbe a dedicare meno tempo alla famiglia lui ne soffrirebbe, e molto. Quindi ho l'impressione che non sia solo una questione di "educazione", ma soprattutto delle percezioni che un certo tipo di educazione fa nascere negli individui. Quelle, mi pare, son ben più difficili da sradicare.

    Scusate il commento lungo e contorto, spero di aver contribuito al dibattito.

    Kaisa

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    1. Ho appena visto un condizionale al posto di un congiuntivo, scusate: se mettessi in pista un altro progetto e questo mi *portasse* a dedicare meno tempo alla famiglia.

      Che capra son diventata!

      K.

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    2. Kaisa, tu dici che lui ne soffrirebbe e molto.
      Colpisce che non ci dici se tu ne soffri a lavorare così, se vorresti qualcosa di diverso.
      Come se quello che pensa e prova lui fosse prioritario.
      O sbaglio?

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    3. ho avuto la stessa reazione di ElenaElle. spiegaci meglio se puoi.

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    4. Il motivo per cui parlo solo di lui è semplice: non so se avete notato, ma qui abbiamo 97 (98 con questo) commenti. Tutti scritti da donne.

      E gli uomini dove sono? Mi sembrava giusto dare risalto anche a quello che ci dimostrano i papà.
      Non credo che sia solo mio marito ad essere "rassicurato" da una moglie che gestisce casa e figli, anzi. L'educazione alla scuola del "papà=lavoro,mamma=cura" è stata lunga e secondo me ha lasciato, almeno inconsciamente, tante aspettative nei padri di oggi.
      Avete letto "Ma come fa a far tutto?" La protagonista, quando attraversa un momento di crisi con il marito, è in viaggio per lavoro negli USA e si trova in mano una Bibbia. La apre, e legge il versetto che dice "Non ho chiamato mia moglie 'moglie', ma 'casa'." Ecco, io credo che mio marito si senta perfettamente rappresentato da quel versetto.

      Quanto a quello che penso io della situazione, beh... è complicato. Per rispondere a ElenaElle, sì, vorrei qualcosa di diverso. Però come si fa? Come si fa se, dall'altra parte, c'è effettiva difficoltà a gestire un cambiamento in termini di tempo dedicato alla vita domestica?
      Mi pare che la manipolazione genetica sui cervelli dei mariti non sia ancora granché accettata...

      Kaisa

      PS: scusate il ritardo e... mi sono spiegata un po' meglio?

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  32. Tra me e il mio compagno c'è parità assoluta. Lui sa tenere la casa molto meglio di me, lui sa che medicine dare ai bambini e quando chiamare il pediatra per la visita di routine. Sono fiera di questo equilibrio, non sono gelosa di lui e del tempo che passa coi bambini. A volte noi donne siamo dei campioni a darci la mazza sui piedi. A volte leggo commenti sui social che mi fanno rabbrividire, e sono davvero felice che almeno qui non sia così.

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  33. Ti leggo sempre volentieri da quando mi è stato regalato il tuo libro, che ho molto amato.

    Questa volta capiti su un tema di grande attualità per il mio animo e per la mia quotidianità: proprio ieri ho riversato sulla mia migliore amica tutte le mie frustrazioni di lavoratrice a tempo pieno con casa da rendere abitabile, figlio piccolo (= quasi 4 anni) e figlio grande (= mio marito). Ti è andata bene, mi sono già sfogata ieri, sennò le riversavo anche qui, ora ;)

    Comunque, il mio problema, secondo la mia amica, è che non chiedo, che non mi prendo la briga di chiedere: forse è vero, ma io mi dico “perché devo chiedere qualcosa che mi spetta di diritto, ossia una mano a fare le cose”? Ok, mi sa che ha ragione Tinellissima qui sopra: siamo brave noi donne a darci la mazza sui piedi da sole...

    E' che con questa convinzione in testa talvolta arrivo alla domenica sera sfinita, per poi dover ripartire al lunedì mattina. No, non mi piace affatto essere sottomessa (è questo?), ma non ho una soluzione per uscirne.

    Grazie per l’ascolto! Grazia

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    1. Ah, come sono d'accordo con te!!!
      Ho sempre ascoltato mia madre dire la stessa cosa senza capire...
      Nel rispondere a te aggiungo qualcosa a quel che ho scritto sopra. Io non sono stressata all'idea di avere - come dicevo - tre giornate in una. Perché? Perché sono felice di avere quel che ho, cioè una famiglia, un compagno e dei figli, un lavoro che mi piace.
      Ma... perché devo chiedere sempre, come se fosse un favore, quel che è un sacrosanto diritto? Premetto che il mio compagno non è un mammone scansafatiche, ha vissuto in diversi paesi, sempre da solo, sa fare e collabora. E anche - per rispondere a qualcuno sopra - che io vivo in Francia da 16 anni e che le questioni riguardanti l'educazione del maschio dipendono da fattori ben più complessi, forse. Intanto, come fare? Io mi sono messa a dare ordini. NOn chiedo, asserisco. Ad esempio: "Potresti pulire il bagno?" diventa "Pulisci il bagno". A volte funziona. E' forse un fatto di educazione reciproca, un prendersi le misure continuo, com'è poi tutta la vita di una coppia. Un caro saluto a tutte e grazie Paola! Anna

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    2. chiedere, chiedere, chiedere sempre. anche se ci piacerebbe che non ce ne fosse bisogno. dobbiamo educarci a farlo, vero, perché non siamo abituate. in qualche modo penso che le nostre figlie e i nostri figli ne trarranno giovamento per le loro relazioni future...

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  34. Ciao proprio qualche giorno fa mi sono arrivati un pò di insulti sul mio blog perchè scrivevo che mentre mio figlio aveva l'influenza e io ho dovuto annullare impegni di lavoro, impegni mondani e anche un viaggio e scalpitavo per gli arresti domiciliari a cui ero obbligata sognando di indossare un vestito paiettato e tacchi vertiginosi.

    Beh, sono stata insultata.
    E spesso sulla mia pagina di fb vengo attaccata da maschi per l'immagine della donna-mamma che propongo e per il titolo della mia pagina: non è che incito le donne ad imitare le femen, ma solo a pensare un pò a sè stesse, alla coppia e a fare sesso.
    Insulti pazzeschi da uomini (di bassa cultura perchè pieni di errori di ortografia da prima elementare)

    A me delle offese frega poco è lo stereotipo e la chiusura mentale che c'è in questo paese, negli uomini e nelle donne che mi sconcerta parecchio.

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    1. mi spiace, credo dipenda molto da chi sono i tuoi lettori. i social possono essere un boomerang terribile, purtroppo se sei molto esposta il rischio è anche questo. sugli stereotipi, ahinoi, hai ragione.

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  35. Capito "a fagiuolo" sul tuo post, perchè ho appena espresso il mio pensiero su quello che credo sia diventato (ridiventato, sarebbe meglio dire), uno strumento per costringere psicologicamente molte donne a fare la mamma e basta, a servizio esclusivo dei figli, ossia l'allattamento al seno..perchè una cosa è vivere in Norvegia/svezia, un'altro in Italia..

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  36. Beh questo è un temone ed è anche, credo, un temone in continua evoluzione.
    Per un lungo periodo i ruoli di donne e uomini sono stati ben definiti: l'uomo che lavora e provvede alla famiglia per quanto concerne i beni materiali, la donna che sta a casa e provvede alla famiglia per quanto concerne il nido, l'alimentazione, l'affettività.
    E' stato così per molto tempo e quindi le madri educavano le figlie al ruolo di mamme e mogli e i figli maschi invece erano lasciati liberi e incitati a trovare la loro strada nel mondo, una strada che gli permettesse di provvedere al meglio alla futura famiglia. Comunque, si per gli uomini che per le donne era tutto centrato sulla famiglia. Ora certamente questi schemi di sono fatti molto più inconsistenti anche se hanno ancora qualche forza. Uomini e donne, in questa parte di mondo ovviamente, possono anche decidere di non formarla una famiglia, possono decidere di non avere figli, molti possono anche decidere se lavorare tutti e due o uno solo.
    Per quanto mi riguarda ne farei a meno di lavorare eheheheh, ma non posso. E ho moltissime amiche che non lavorano felicissime di non lavorare. Quindi non penso ci sia un meglio o un peggio. Penso ci sia certamente un momento in cui, fisiologicamente parlando, la mamma abbia un ruolo da protagonista che il papà non può avere, ma credo siano proprio i primissimi mesi e credo che anche questo sia comunque superabile (grazie ad un bravo papà con dei biberon). Poi ho letto un sacco di libri di pedagogia e ognuno ha le sue teorie, i suoi tempi, i suoi metodi e ho capito che dovevo rassegnarmi al fatto che qualche danno lo avrei certamente fatto eheheheh Per me è stata durissima tornare al lavoro ai 9 mesi di mio figlio, io non ci volevo tornare e mi sentivo in colpa, ma più ancora mi sentivo privata di un'esperienza che avrei voluto fare, stare con mio figlio, e che non mi era concessa per mancanza di soldi. Io l'ho vissuta così, e non ho avuto assolutamente una mamma che mi ha educata ad adorare il maschio, Ho avuto però una famiglia affettivamente assente. Ma un giorno, parlando con un'amica e lamentandomi della mia infanzie le dicevo: pensa che mia madre un giorno mi ha messo su un treno da sola, avevo 7 anni, e mi ha detto vai a cercare tuo padre (che viveva per lavoro in un'altra città).
    Io questa cosa l'ho vissuta malissimo e ricordo ancora oggi l'angoscia. La mia amica mi ha risposto "mia mamma invece a 6 anni mi ha mandata in aereo da sola per raggiungere il papà che era già in vacanza. Io ero gasatissima per questa esperienza". E allora ho capito che aldilà di quello che i genitori fanno o non fanno, è il sentimento che ci sta dietro che conta. Non c'è niente di meglio di due genitori sereni che fanno quello in cui credono. Senza angoscie e senza sensi di colpa. Baci e scusate la risposta confusa. mamma Jane

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    1. credo che la fine del tuo commento contenga una grande verità: niente di meglio di due genitori sereni che fanno ciò in cui credono. tu liberati dei sensi di colpa nel frattempo, non hanno senso. un bacio carissima

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  37. Cara Paola, che tema scottante!
    La prima riflessione che mi viene in mente è piuttosto banale; madre natura ha previsto così, ovvero che i nostri piccoli abbiano bisogno delle loro mamme e nient'altro che di loro, fino ad almeno due anni di età.
    E' duro riconoscerlo, ma c'è poco da fare. I papà non hanno le tette, l'allattamento materno è fondamentale (per me, cioè, in generale ma non vado in giro ad evangelizzare nessuno) e non è sostituibile da alcun biberon per un bel po', e i bimbi stessi hanno l'istinto di cercare le mamme nei loro momenti di disagio (come la malattia del tuo Pupo).
    Forse una volta che ce ne facciamo una ragione, si riesce a vivere meglio questo legame cosi forte e a tratti claustrofobico che si crea, e che coglie noi, giovani donne abituate a fare un po' quel che ca$$o ci pare, molto alla sprovvista.
    Questo dal lato "maternage".
    Dal lato faccende domestiche invece non transigo.
    Ho inconsciamente scelto un compagno che sopperisse a tutte le mie mancanze (aka, sono una casalinga di mer*a!), e lui lava il bagno, cucina alla grande, prepara la lavastoviglie, e tante altre cose. Odia fare la spesa ma va beh, potrà mica essere perfetto.
    Lo stesso impegno lo dimostra nei confronti del nostro bimbo, che a soli otto mesi ama passare il suo tempo in modo equivalente con il suo papà e con me; penso che si sia reso conto che l'essere barbuto che gli pulisce il sederino e gli cambia body pisciazzati fino alle ascelle con tanta devozione, sia uno di cui ci si puo' fidare. Al mattino è il babbo che lo porta dalla tata, lo sveglia, lo veste, lo cambia, insomma!
    Resta il dettaglio di cui sopra; nei momenti di sconforto, non c'è uomo che tenga. Vuole me.
    Per i congedi parentali dei papà c'è ancora tanta strada da fare, ma a questo piccolo dettaglio non c'è soluzione, e cosi la notte le mamme non dormono.
    Ora capisco cosa voleva dirmi mia nonna quando mi raccontava che "il sonno delle mamme è sacro" :-)
    Francesca

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    1. No, sull'allattamento non son d'accordo.
      Si può allattare in tanti modi. Non dimentichiamoci che a 6 mesi il pupo viene svezzato e il latte lo prende due volte al giorno e poi via via sempre meno.
      Chi ha detto che fino a due anni il bambino ha bisogno più della mamma che del papà?
      Io ho esperienza di entrambe le soluzioni: il primogenito ha preso il biberon e è stato molto con me, causa orari di lavoro del padre. Il secondogenito al contrario è stato allattato al seno fino ai 12 mesi, ma è sempre stato più col padre.
      Entrambi i miei figli hanno bisogno SIA di me che di mio marito e ricevono coccole e cure parentali da entrambi.
      E' molto pericoloso affidarsi solo alla natura... se fosse per la natura ci toglieremmo i denti del giudizio senza anestesia...

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    2. Pure io non sono d'accordo sull'allattamento "fondamentale", avendo allattato la pupa per un anno e il pupo invece fino a 7 mesi, quando lui un bel giorno - so di averlo già scritto - si è girato dall'altra parte e non si è MAI PIU' attaccato alla mia tetta>biberon>padre felice>mamma (io) più riposata. ciò detto, per quel che mi riguarda i bambini quando sono malati cercano me. ma forse non vale neanche la pena di farci una teoria sopra...

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    3. Ciao Elena,
      sull'allattamento puoi non essere d'accordo ma per me è cosi e basta (oddio, è cosi anche per la comunità scientifica, ma non voglio innescare polemiche); quello migliore è quello al seno, almeno fino all'anno di età, dicono le linee guida dell'OMS, l'unicef, etc etc.
      Ovviamente, far quadrare allattamento e lavoro è una faticaccia e non tutte ce la fanno, comprensibilmente. Per quanto riguarda la figura del padre, come hai letto sopra anche il mio passa tantissimo tempo con il papà e ne sono piu' che felice, ma constato che nei momenti difficili (febbre, denti, malessere) cerca me, e cosi mi pare di capire per tante altre mamme.
      Scusa se non mi dilungo ma ho i minuti contati ;-)
      Come ultima cosa volevo solo dirti che non ho mai parlato di affidarsi SOLO alla natura, ma che non mi pare affatto da condannare il cercare di riavvicinarsi ad essa. E' vero che grazie al cielo scienza e medicina hanno fatto miracoli per la vita dell'uomo, cosi come han fatto tanti danni (ti cito la cosa piu' banale, inquinamento atmosferico & family).
      Personalmente credo che un piccolo passetto indietro verso il nostro istinto animale e il recuperare il rapporto uomo/natura, proprio male non farebbe :-)
      F

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    4. Non voglio fare polemiche. Solo che mi fa sempre impressione quando leggo che l'allattamento al seno bla bla bla e guarda che per me allattare è stato molto difficile e c'è voluta una forza di volontà che non ti dico con un bimbo che vomitava in continuazione e i seni dolenti per settimane.
      Il latte materno è importante, ma non è più importante della serenità della mamma, della possibilità di ripartire le fatiche con il proprio compagno.
      E persino le ostetriche del counseling per l'allattamento ci dicevano continuamente che è meglio un biberon dato da una madre tranquilla che il seno quando la madre è sfinita...

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    5. Anche il mio di bimbo verso i dieci mesi e mezzo si è girato dall'altra parte (e altri hanno fatto come lui) e quindi non credo proprio che la natura preveda tassativamente i due anni di allattamento, visto che sono i bimbi stessi ad aver deciso. E non c'è nulla di meglio che sia proprio il bimbo a decidere che basta così (io per altro testardamente ed erroneamente ho provato ad attaccarlo per un'intera settimana: lo attaccavo e subito si staccava senza ciucciare, se lo riattaccavo allora mi mordeva come a dirmi: aoh ma proprio non lo capisci che non mi interessa più!).
      Off topic: noi esseri umani siamo uno scherzo della natura, nel senso che siamo stati creati per modificarla e sovvertire le sue regole; in tutte le nostre attività facciamo così da sempre e certo prima o dopo ne pagheremo il conto, ma perchè la maternità dovrebbe essere diversa da tutto il resto? (abbiamo invento la ruota e il motore per muoverci con meno fatica e allo stesso modo abbiamo inventato il biberon: il non camminare abbastanza e l'inquinamento atmosferico ci producono dei danni anche di più del LA, ma nessuno pensa che l'auto sia il male, così come tanti pensano del LA e questo perchè? perchè ad allattare non sono gli uomini ;-).
      francesca

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    6. mi trovo molto d'accordo con francesca, che ha scritto il primo commento.
      e apprezzo anche il suo non cercare giustificazioni di genere, nè morali, nè carrieriste.

      laila

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    7. Ciao Francesca (!)
      mi piace molto la tua riflessione sul rapporto uomo e natura e sono in gran parte d'accordo con te; se volessimo rispettare tutte le leggi previste dal cosmo, creperemmo a trent'anni di vecchiaia e molto prima per un'infezione a un dente o un'appendicite.
      Allo stesso tempo, visto che di cose ne sappiamo sempre di piu', e che è ben assodato e davanti agli occhi di tutti che con certi comportamenti ci facciamo del male, perchè non cercare di fare qualcosa? Cioè, non è che anche so che l'inquinamento fa male, faccio finta che il problema non esista! O almeno, cosi ragiono io, in modo forse ossessivo, ma parto dal presupposto che se posso fare qualcosa per migliorare un po' il mio modo di vivere, la tento.
      E' ovvio, ci vanno dei compromessi, ma tra il fare niente e almeno porsi un po' il problema c'è una differenza non banale, almeno per quel che riguarda l'atteggiamento mentale e, nel mio caso, il rapporto con la propria coscienza ;)
      Insomma, non penso che l'auto sia il male ma il suo abuso si, penso che quando (e inizia a sentirsi il problema, soprattutto negli states) inizieremo ad ammalarci tutti di malattie cardiovascolari perchè non ci muoviamo piu', ci diremo "cacchio, ma forse questa cazzata del camminare che facevano gli uomini primitivi a qualcosa serviva!" :P
      Sul LA il discorso è simile ma ovviamente meno grave; nessuno è mai morto di LA, ma sempre piu' studi evidenziano come il suo uso e abuso possa provocare in età adulta piccoli problemi (intolleranze ai latticini, sempre piu' diffuse, o piccoli fastidi intestinali..). Piccole cose, ripeto, ma ne sono a conoscenza e finchè "tengo botta" provo a fare quello che mi sento e ad allattare mio figlio facendo i salti mortali (finchè ci riesco, perchè non sono una talebana e conosco i miei limiti). Non me ne frega niente di quello che fanno gli altri, ma mi girano un po' quando mi si prende indirettamente per il culo come mi pare di aver capito faccia l'autrice del libro citato da Paola.
      Per gli scioperi della tetta, è ovvio che capitano, succede spesso anche se la maggior parte delle volte c'è un motivo a monte (tipo se sono allattati al bibe, preferiscono scolarsi il latte in fretta piuttosto che stare a tirare come dei dannati), perchè immagino che comunque il tuo bimbo a dieci mesi abbia continuato a bere latte.. ma è un discorso complicato e noioso ;)
      Laila, ma dicevi a me?
      Comunque scusate ho scritto un papiro!
      francesca

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    8. E soprattutto scusate se mi è partito il discorso allattamento che è davvero palloso, che crea contradditori e liti sul web che non si possono vedere! Avrei voluto parlare di tante altre cose piu' interessanti e invece..
      f

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    9. Lo sciopero della tetta non è capitato di sicuro per questo, visto che in quanto nato pretermine all'inizio ha preso il latte (anche mio) quasi solo con il biberon ed è stato per piacere (di entrambi) che poi si è sforzato di faticare al seno. Purtroppo a causa dell'inizio ha sempre avuto la famigerata aggiunta e spero proprio di non avere un figlio che ci mette 10 mesi e mezzo a farsi furbo (=capire che con il biberon si fatica di meno). E in ogni caso conosco altri bimbi allattati esclusivamente al seno che più o meno intorno alla stessa età hanno detto basta. Probabilmente il cibo ha un fascino maggiore e la pappa (con cui anche giocano) è più interessante e buona del latte; forse sono diventati grandi. E il latte certo ha continuato a berlo, ma solo per colazione in una routine giornaliera alimentare sicuramente "da bambino grande", che alcuni non approveranno. Nella mia esperienza di mamma ha funzionato molto bene e visto che non è successo assolutamente nulla di rilevante in quel periodo se ha smesso era perchè era naturale che le cose andassero così.
      Comunque inciso latte a parte (perchè quando sento la frase tutte hanno il latte giusto per il proprio bambino mi parte l'embolo), il mio commento voleva essere una difesa della figura femminile, perchè tutta questa "naturalità" ricercata solo in alcuni campi a me sembra una bella scusa per retrocedere su tutta una serie di diritti e di libertà.
      francesca (ci chiamiamo con lo stesso nome, che confusione!)

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  38. Detto questo volevo aggiungere che io sono contenta di lavorare, ma vorrei farlo ad orario molto ridotto, come faceva mia mamma (insegnante). Credo che sia il giusto compromesso per poter essere presente ai bisogni di mio figlio, e per poter ritrovare una me che vada oltre la femme au foyer (cosa che non mi si addice per niente).
    Credo inoltre che questa possibilità debba essere obbligatoria e tutelata e che ogni donna possa scegliere come e se rientrare a lavorare.
    Augh!

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  39. E' una guerra quotidiana con i sensi di colpa. Si vive di fretta, si è perennemente stanche e ci si mette all'ultimo posto.
    Sta a noi educare i nostri figli affinchè cambi qualcosa per le mamme di domani

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  40. ciao paola, nn mi funziona il "rispondi" e quindi faccio un altro post, grazie delle tua risposta piena di domande, sono quelle che mi frullano in testa a rotazione e vedere che nn me le faccio solo io mi fa sentire meno sola ed esaurita ehehe ! buon week end che si avvicina, ciao t.

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  41. Quindi se la matematica mammescamente casalinga non è un'opinione, noi non si lavora in casa 80' in più del nostro partner ma si lavora(oltre tutto a quello che facciamo...) in casa 1h20' al giorno.
    1h20 contro 0= non male come aiuto!

    Gine

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  42. concordo punto su punto purtroppo :-( e non dovrebbe essere così!

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  43. Ciao mi ha incuriosito il commento in cui il blog citato nel libro della mamma geisha ha salvato il matrimonio.....ma non è proprio possibile conoscere il nome del blog in questione?visto che nel libro se ne parla apertamente magari qualcuna di noi può essere illuminata o meno da questo blog!!
    Bel post complimenti!!

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  44. Il fatto è che quando noi donne siamo single ci chiedono "Perchè non ti fidanzi?", quando siamo fidanzate "Perchè non ti sposi?", quando sei sposata "Perchè non fai un figlio?" e quando hai un figlio "Perchè non ne fai un alro?". Ci sono troppe aspettative su noi donne, troppi pregiudizi che noi per prima non riusciamo a sconfiggere e a cui reagiamo, facendoci sotterrare dai sensi di colpa.
    Ci dicono che siamo multitasking e -in effetti- è davvero così, ma conviene poi tanto vantarcene? Bella scusa far fare tutto a noi, perchè tanto ce la sappiamo cavare...

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  45. Io in casa ho Anita in crisi perché da 20gg ho un lavoro di consulenza che mi vede reperibile anche la notte e sono spesso fuori. Non le tolgo molto. Riesco a metterla a dormire e la mattina a volte torno che lei non ha ancora finito la colazione e riesco ad accompagnarla a scuola. Anita ha smesso di mangiare sia a casa che a scuola. A scuola non ci vuole andare e ogni mattina è una lotta. Le maestre pensano che sia opportuno che si porti una mia foto a scuola. Le ho proposto una foto in cui ci siamo io e il suo papà. E lei ha risposto: "Va bene, ti accontento, anche se lui non mi serve". Non penso che questa cosa sia italianità. Penso che quando sono in crisi, ammalati, in un momento teso, loro abbiano bisogno della mamma. Sia in Italia che in Svezia. Detto questo, purtroppo, in Italia cosa succede? Che oltre al lavoro e alla gestione di questo importantissimo e insostituibile ruolo di (appunto) mamme, noi abbiamo anche la tacita delega da parte di tutti (soprattutto da parte degli uomini), dell'organizzazione del mondo intero. Delega che spesso accettiamo senza accorgercene o mosse da spirito vittimistico o da ascesi della tuttofare, senza che poi ci sia riconosciuto neanche un omaggio verbale per lo sbattimento perché, si sa, come hanno detto alcune tue commentatrici, siamo in grado di farlo, siamo brave e quindi lo DOBBIAMO fare noi.
    Non solo: in Italia le donne non difendono le donne. Io ho suocera e (incredibile) madre, che oltre ad essere entrate in panico e farmi terrorismo psicologico sul problema cibo (per cui hanno anche bisogno di essere consolate da me), danno chiari segni di disapprovazione. Frasi del tipo: "Chissà se un giorno troverai un lavoro migliore" o "Dici a noi di stare tranquille ma in realtà è perché tieni più al lavoro che alla famiglia". Un bel falò, farei. Falò di corpi femminili ultrasessantenni. Anche perché io un lavoro migliore di questo, ad oggi, non so se lo trovo perché questo è un lavoro che mi piace tantissimo, che mi fa crescere, che permette tempo diurno da dedicare alla mia scuola di specializzazione in psicoterapia, che mi crea delle skill che non avevo, che mi fa curriculum e che non ho la minima intenzione di mollare. Ho piuttosto intenzione di stare vicino alla mia bambina, da madre serena proprio perché sono una donna felice e realizzata. Voglio starle vicino per dimostrarle che ci sono tante cose importanti nella vita di una persona: lei e suo fratello sono le cose più importanti per me ed è per questo e per loro che la mia vita deve essere ricca. Se non lo fosse, proprio per l'importanza che hanno per me, crescerebbero in una gabbia di aspettative materne, una prigione che non si meritano.

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    1. Come sono d'accordo con quel che scrivi... le cose le dobbiamo fare noi, punto e basta. Vittimismo o no, anche se non sta scritto da nessuna parte. Anch'io voglio che le mie bambine capiscano che sono importanti più di ogni altra cosa ma che vedano anche in me una persona, che ha una vita ricca, di una ricchezza che trasmettero' loro ogni giorno. Cari saluti, Anna

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  46. La parità, almeno in casa mia, è un'utopia.
    Non perchè Marito non faccia i mestieri, quelli non li faccio nemmeno io, per carità. Abbiamo scelto di devolvere una quota dei nostri introiti mensili ad una signora bravissima e felice di fare quello che a noi pesa tanto e faremmo sicuramente male. Sono scelte.
    I problemi sorgono nella gestione del nano, delle sue attività, delle sue necessità, dei suoi bisogni, di quelli della famiglia. quando io esco per andare al lavoro devo volatilizzarmi, se se ne accorge piange per un'ora e, comunque, quando se ne accorge, piange per un po'.
    Se esce il papà gli fa pure ciao ciao con la manina. Sarà Edipo quanto vuoi ma non è sicuramente solo quello.
    La soluzione? Non lo so, forse fare un test attitudinale al maschio che si sceglie per metter su famiglia e poi fargli firmare anche un bel contratto con penali altissime.
    Non mi vengono in mente altre soluzioni, se non cercarmi un lavoro che mi tenga lontano da casa il meno possibile.

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  47. Ciao, è la prima volta che lascio un commento, anche se ti leggo da tanto (da quando ho letto il tuo geniale libro, che continuo a consigliare e a regalare alle neomamme!).

    Io lavoro dalle 9 alle 8-8.30 quando va bene, quando va male torno talmente tardi e poi riesco talmente presto che mi è capitato più volte di non vedere il mio bimbo sveglio anche per due giorni di fila.. I soldi a casa li porto io, quindi non ho molte alternative..

    Ho una donna che fa le pulizie una volta a settimana, mando il piccolo al nido fino alle 5.30 e il week end cucino quanto più posso per la settimana. Per il resto, fa tutto il Coinquilino, spesa, pulizie, accompagnare, riprendere e fare cenare il bimbo, andare alle riunioni a scuola, stirarsi le camice ecc..

    La mattina io gli lascio quelli che lui chiama i "pizzini" con le indicazioni dettagliatissime di quello che c’è da fare e lui lo fa, a modo suo, ma lo fa.

    Va detto che quando io e il mio compagno siamo andati a vivere insieme, 6 anni fa, lui ha traslocato direttamente dalla sottana della mamma, quindi non sapeva fare assolutamente nulla, ad es. era capace di aspettarmi fino a mezzanotte per cenare..

    Eppure siamo riusciti a cambiare e a trovare un equilibrio, io ho imparato (con fatica) a delegare e a non “correggerlo” nel suo modo di fare le cose, e lui ha imparato (sempre con fatica) a farle.

    Insomma, questo per dire che necessità fa virtù e che forse la soluzione è non rassegnarsi e perseverare fino a quando non si trova un equilibrio nella ripartizione dei compiti.

    Inoltre per complicarmi ulteriormente la vita da qualche mese ho deciso di stravolgere l’alimentazione della famiglia… ma questa è un’altra storia, che chi vuole può leggere qui http://ilpaccherosolitario.blogspot.it/

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  48. Penso che il problema più grande sia la mancanza di un sostegno alle mamme. Asili nido pieni o troppo cari, assegni familiari che son prese in giro...in Italia è ancora tutto in mano ai "nonni". Per chi non ha nonni operativi, è una tragedia. Part time, ove possibile, condivisione dei ruoli (se il compagno è del genere uomo-evoluto) penso siano buone soluzioni.
    Quelle mammine mogliettine tutte perfette sai come le hiamo io? Le minchia-mamme, e non le sopporto proprio!

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    1. Ah fantastico, ti rubero' il neologismo!
      Io vivo in Francia e ti assicuro che è piena di minchia-mamme (anche se non è un'esclusiva francese!) Appena dico che sono italiana, mi sento rispondere: ah!!! la mamma italiana!!! Ma andate a stendere! Non ho voluto mettere mia figlia alla materna a 3 anni ma a 4 e naturalmente sono stata additata come una madre italiana iperpossessiva e quant'altro... ditemi un po'... (tra parentesi, mia figlia non ha avuto né problemi di inserimento alla materna né di apprendimento rispetto agli altri bimbi. Perché una scelta motivata dal fatto che volevo che stesse con la sorellina nata da poco e con me che potevo occuparmene doveva essere sintomo della mammite opprimente e soffocante? Quanti stereotipi!

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  49. ciao Paola, è la prima volta che aggiungo un commento; l'argomento è per me attualissimo, dato che sono rientrata dalla maternità giusto tre giorni fa...ma quello della divisione dei compiti è un "rospo" che ho in gola da prima che nascesse il mio piccoletto. Premetto che io e mio marito siamo al 50/50 per tutto quello che riguarda la casa e l'accudimento di nostro figlio. La domanda che mi veniva posta più di frequente quando ero incinta era: "ma quando nasce ti aiuta tua mamma/sorella/suocera?" "Beh", rispondevo, "avrei anche un marito, non è che lo tengo chiuso in cantina..." E in questi giorni in cui sono rientrata al lavoro mi chiedono se il bimbo starà con la nonna/zia/al nido, ma nessuno nomina nemmeno per sbaglio il papà. E' vero,magari pensano che lavori tutto il giorno, comunque quando rispondo che, grazie agli orari di lavoro che abbiamo, riusciamo ad alternare papà/mamma almeno due giorni su cinque (gli altri tre starà con le suddette nonna e zia)mi guardano stupiti, come se fosse una cosa fuori dal mondo. Alcuni addirittura mi chiedono se il bimbo ci sta volentieri con il papà....

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  50. Volevo semplicemente fare i complimenti per il blog, è la prima volta che mi capita di cliccarlo e da ora in poi lo seguirò! Sono una giovane mamma alle prese con lavoro, bambino e giudizi della gente! Una mamma impegnata non è necessariamente assente, come una mamma casalinga non necessariamente è presente! Essere partecipi nella vita dei propri è molto di più che convivere con loro 24h su 24h...è quando torni sfinita dal lavoro e lui ti attende sveglio per il bacio della buonanotte!

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  51. Ciao Paola, sono Simona e sono tornata dopo quasi un anno di silenzio nel commentarti, ma ti ho sempre seguito.
    Devo dirti che questo articolo mi è piaciuto molto, perchè comunque rispecchia quella che è la nostra cultura italiana in senso lato, e che non approvo molto. La mia giornata inizia alle 5.40 quando suona la sveglia, io e marito ci alziamo e lui per le 6.10 è già fuori casa, e l'ora del ritorno ogni giorno è sempre un'incognita, visto che lui fa manutenzione tramite una ditta esterna all'Essebrutta come la chiami tu...
    Per cui pronti via, si inizia a svegliare i nani in ordine prima kiki e poi la tata, per essere pronti ad uscire di casa per le 7, dove naturalmente siamo tutti e tre lavati, vestiti e stirati (io pure truccata!!!), facendo tutto da sola.
    Prima tappa scaricare la tata di 14 mesi dai nonni bis, e poi via di corsa all'asilo per portare kiki, e se il Direttore fosse così bravo, potremmo pure aprirlo noi il pre-*scuola, guadagnando un bel 10 minuti sprecati attualmente in attesa...
    Poi via verso la brianza per il lavoro dove arrivo trafelata per le 7.58 e alle 8 inizio fino alle 17.00.
    Tragitto contrario, prima recupero il kiki all'asilo, poi la tata da nonni e poi casa.
    Tutti e tre sotto la doccia per una lavata generale, si prepara le cena e poi quando arriva... arriva mio marito dal lavoro, si cambia si cena e poi... i nani vanno a nanna ed io distrutta esausta dopo una giornata di lavoro sulle spalle, magari la precedente notte insonne che la tata mi fa ancora fare, crollo sul divano...
    Devo dire che a suo modo, mio marito mia ha sempre aiutato, però confermo che il 98% della gestione casa-banche-spesa-commissioni-asilo-nani, la gestisco io...
    E' pesante, è dura, è faticosa, e poi ti senti pure criticata, se allatti ancora la tata di notte, perchè così magari riesci a guadagnare un'ora in più di sonno, però nessun altro si chiede se la piccola possa prendere il biberon, perchè la risposta risulterebbe scontata alle domande ma chi lo prepara? Chi glielo da? Naturalmente la mamma....e allora tanto vale ogni tanto anche la mia "comodità!"
    Questo il breve riassunto di una normale "giornata di follia", nella quale ho risparmiato i capitoli capricci di entrambi i nani, di una mamma lavoratrice, nella media italiana, di 31 anni....
    Con affetto Simona.

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  52. Credo che abbiamo una grande occasione: di crescere i nostri figli abituandoli alla parità, facendoci aiutare in casa dai maschi e mostrando alle femmine che la capacità di stirare non è prerogativa del cromosoma X...

    In casa cerchiamo di dividerci i compiti, abbiamo abilità differenti e anche velocità differenti, io sono più attenta a certe cose (tutto quel pelo in terra!) e lui ad altre (calzini perfettamente appaiati dopo ogni lavatrice... ma come fa?). Per la pupa idem, salvo che lui non ha sensi di colpa. Se deve lavorare fino alle 19 lo fa senza troppe pippe, e amen.
    Ho accettato da poco un lavoro che mi costringe molte ore fuori casa e gli ho chiesto, visto che il suo lavoro è stabile e permette una certa flessibilità, che la pupa stia con uno di noi, più che con i nonni. E se non posso essere io, almeno che stia tanto con lui.

    Risultato: è d'accordo, ma se capita di far tardi non è un dramma. Invece per me sapere che nostra figlia sta dalle 8 alle 19 con "altri" (maestre e nonni) mi fa star male.
    Subito molto male, e poi, con il tempo, sempre meno...

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  53. è da quando sono incinta che mio marito ha ormai preso possesso della casa; cucina, rigoverna, carica lavatrice e lavastoviglie, scarica, appende i panni, passa l'aspirapolvere, lava i pavimenti e il bagno, fa la spesa, pulisce il giardino, trova anche il tempo di fare un pò di nanna alla bimba e a volt ela domenica mattina pensa lui al pannolino e da lo yogurt alla baby per farmi dormire. Dimenticavo che ci accompagna in piscina al nuoto "mamma e figlio", pensa a pagare le bollette, ripara tubi che perdono e avvita lampadine e cerca su internet articoli per la puericultura più convenienti; mi regala anche i libri che nomino occasionalmente (tipo "mi piacerebbe leggere...")
    Ho capito di essere il marito.

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